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Chiesa di San Giovanni Battista (già Santa Maria La Nova)

L’edificio, in origine intitolato a Santa Maria La Nova, fu costruito verosimilmente a partire dal 1233, anno in cui un documento tramandato dal Codice Diplomatico di Matera (Panarelli 2008) attesta la nomina da parte delle Monache di Accon – qui insediate per volontà del vescovo Andrea – di un procuratore generale per gestire le questioni economiche legate alla fabbrica della chiesa (Panarelli 2012, pp. 46-47). L’accesso alla fabbrica, originariamente situato lungo il muro perimetrale ovest, attualmente è costituito dal un portale monumentale realizzato lungo il fianco sud. I lavori di ripristino dell’area eseguiti nel 1793 hanno apportato alcune modifiche al prospetto meridionale, addossando alla facciata una fodera ad arconi con nicchia centrale che accoglie la statua di S. Giovanni Battista (Foti 1996). Allo stesso programma di interventi sono da attribuite la costruzione del campanile e l’inserimento degli arconi di contrafforte. L’interno ha pianta a tre navate, con transetto non aggettante, divise da pilastri polistili che sorreggono capitelli con decorazioni fitomorfe e antropomorfe. Gli elementi scultorei trovano un confronto con quelli della Cattedrale e di S. Domenico, a Matera, e si riallacciano al modello leccese dei Ss. Nicolò e Cataldo, dal quale sembra ripreso anche l’impianto. Lungo i muri perimetrali corre un ballatoio accessibile tramite un sistema di scale di cui resta integra quella della navata destra, ricavata nello spessore della muratura. A nord della chiesa erano ubicate, probabilmente, le fabbriche conventuali, oggi del tutto scomparse. Nel 1480, il trasferimento delle Monache presso il convento della Santissima Annunziata al Piano determina l’abbandono dell’edificio fino al XVII secolo, quando la costruzione dell’hospitium, nel 1610, porta al ripristino delle strutture ecclesiastiche. L’ultima fase edilizia si registra alla fine del XVII secolo con il trasferimento, nel sito, della Parrocchia di San Giovanni (1695).

Notizie storico-critiche

Secondo le fonti documentarie un primitivo impianto della chiesa potrebbe risalire ad una data precedente al 1204, anno in cui un atto notarile testimonia una vendita effettuata ad Angelo de Ulmis Abbati ecclesie Sante Marie Nove (Panarelli 2012, p. 43). I sondaggi condotti nel 1969 all’interno della chiesa documentano la presenza di un basamento in blocchi di tufo che potrebbe rappresentare il livello pavimentale della fabbrica in una fase precedente la costruzione delle strutture attuali; i dati a sostegno di tale interpretazione risultano, tuttavia, insufficienti. A tal proposito si segnala che le indagini archeologiche condotte nel 2007 hanno permesso di intercettare, a ca. -1 m dall’attuale calpestio, il piano di posa delle fondazioni, rappresentato dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa. La stratigrafia messa in luce sembra escludere che l’edificio s’imposti su precedenti livelli di fondazione (Foti 1996, p. 102; Marchetta 2008, p. 25); l’analisi dei reperti rinvenuti nel riempimento della cava rimanda ad un ambito cronologico non anteriore alla metà del XIII secolo. Gli scavi archeologici più recenti hanno inoltre evidenziato la presenza, presso la chiesa di S. Giovanni Battista, di un locale ipogeo realizzato attraverso il riutilizzo di tredici fosse granaie. Queste ultime sono identificabili con i foggiali noti dalle fonti (Ughelli 1721, t. VIII coll. 40), preesistenti alla chiesa (Sogliani, Marchetta 2012, p. 224) e da cui deriva il toponimo, diffuso dal XIII secolo, di S. Maria ai Foggiali. La costruzione dell’edificio di culto in un’area occupata da tali strutture testimonia l’importante ruolo socio-economico rivestito dalla chiesa di S. Maria la Nova in epoca medievale.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Archeologico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Monumenti archeologici
Categoria Disciplinare STRUTTURE PER IL CULTO
Definizione del Bene edificio di culto
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Chiesa di San Giovanni Battista (già Santa Maria La Nova)
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Via S. Biagio, snc
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.607948
Coordinata y 40.667712
Riferimento anno di realizzazione
Fascia cronologica/periodo XIII
Da 1233
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Il sito è ubicato nel centro urbano di Matera che rappresenta un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative; la sua posizione, strategica rispetto agli assi di transito tra Ionio e Adriatico, la morfologia del territorio e la prossimità di alcune sorgenti fluviali, fra le quali quella copiosa dello Jurio, hanno favorito la frequentazione umana già in età molto remota, garantendo ampie possibilità di difesa e di sfruttamento economico dei paesaggi. Dal punto di vista geo-morfologico, il comprensorio materano è caratterizzato dalla stretta e profonda forra della Gravina nell’altipiano carsico della Murgia, roccia calcarenitica sedimentaria, di natura friabile, sede favorevole degli insediamenti in grotta sin dall’Età preistorica. L’area occupata dal nucleo insediativo antico è costituita dallo sperone della Civita che sovrasta due valloni naturali, a nord il Sasso Barisano e a sud il Sasso Caveoso. L’assetto urbanistico attuale deriva dalla sistemazione di età normanno-sveva e poi angioina delle mura, rintracciabile dall’analisi della cartografia storica e delle foto aeree e satellitari. Tale sistemazione prevedeva l’utilizzo delle difese naturali costituite dal versante a strapiombo della Gravina ad est e il consolidamento del tracciato attorno alla Civita.
Descrizione del bene L’edificio, in origine intitolato a Santa Maria La Nova, fu costruito verosimilmente a partire dal 1233, anno in cui un documento tramandato dal Codice Diplomatico di Matera (Panarelli 2008) attesta la nomina da parte delle Monache di Accon – qui insediate per volontà del vescovo Andrea – di un procuratore generale per gestire le questioni economiche legate alla fabbrica della chiesa (Panarelli 2012, pp. 46-47). L’accesso alla fabbrica, originariamente situato lungo il muro perimetrale ovest, attualmente è costituito dal un portale monumentale realizzato lungo il fianco sud. I lavori di ripristino dell’area eseguiti nel 1793 hanno apportato alcune modifiche al prospetto meridionale, addossando alla facciata una fodera ad arconi con nicchia centrale che accoglie la statua di S. Giovanni Battista (Foti 1996). Allo stesso programma di interventi sono da attribuite la costruzione del campanile e l’inserimento degli arconi di contrafforte. L’interno ha pianta a tre navate, con transetto non aggettante, divise da pilastri polistili che sorreggono capitelli con decorazioni fitomorfe e antropomorfe. Gli elementi scultorei trovano un confronto con quelli della Cattedrale e di S. Domenico, a Matera, e si riallacciano al modello leccese dei Ss. Nicolò e Cataldo, dal quale sembra ripreso anche l’impianto. Lungo i muri perimetrali corre un ballatoio accessibile tramite un sistema di scale di cui resta integra quella della navata destra, ricavata nello spessore della muratura. A nord della chiesa erano ubicate, probabilmente, le fabbriche conventuali, oggi del tutto scomparse. Nel 1480, il trasferimento delle Monache presso il convento della Santissima Annunziata al Piano determina l’abbandono dell’edificio fino al XVII secolo, quando la costruzione dell’hospitium, nel 1610, porta al ripristino delle strutture ecclesiastiche. L’ultima fase edilizia si registra alla fine del XVII secolo con il trasferimento, nel sito, della Parrocchia di San Giovanni (1695).
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza Sondaggi e interventi di restauro eseguiti nel 1994 dalla Soprintendenza Archeologica; scavo archeologico condotto nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata (direzione Annamaria Patrone), in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (coordinamento Massimo Osanna, Francesca Sogliani).
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Secondo le fonti documentarie un primitivo impianto della chiesa potrebbe risalire ad una data precedente al 1204, anno in cui un atto notarile testimonia una vendita effettuata ad Angelo de Ulmis Abbati ecclesie Sante Marie Nove (Panarelli 2012, p. 43). I sondaggi condotti nel 1969 all’interno della chiesa documentano la presenza di un basamento in blocchi di tufo che potrebbe rappresentare il livello pavimentale della fabbrica in una fase precedente la costruzione delle strutture attuali; i dati a sostegno di tale interpretazione risultano, tuttavia, insufficienti. A tal proposito si segnala che le indagini archeologiche condotte nel 2007 hanno permesso di intercettare, a ca. -1 m dall’attuale calpestio, il piano di posa delle fondazioni, rappresentato dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa. La stratigrafia messa in luce sembra escludere che l’edificio s’imposti su precedenti livelli di fondazione (Foti 1996, p. 102; Marchetta 2008, p. 25); l’analisi dei reperti rinvenuti nel riempimento della cava rimanda ad un ambito cronologico non anteriore alla metà del XIII secolo. Gli scavi archeologici più recenti hanno inoltre evidenziato la presenza, presso la chiesa di S. Giovanni Battista, di un locale ipogeo realizzato attraverso il riutilizzo di tredici fosse granaie. Queste ultime sono identificabili con i foggiali noti dalle fonti (Ughelli 1721, t. VIII coll. 40), preesistenti alla chiesa (Sogliani, Marchetta 2012, p. 224) e da cui deriva il toponimo, diffuso dal XIII secolo, di S. Maria ai Foggiali. La costruzione dell’edificio di culto in un’area occupata da tali strutture testimonia l’importante ruolo socio-economico rivestito dalla chiesa di S. Maria la Nova in epoca medievale.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Foti C. 1996, Ai margini della città murata. Gli insediamenti monastici di San Domenico e Santa Maria la Nova a Matera, Venosa., Derosa L. 2012, Storia di un edificio della Puglia storica. La chiesa di Santa Maria la Nova a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster, 207-254., Marchetta I. 2008, Lo scavo in via San Biagio presso il sagrato della chiesa di San Giovanni Battista. Relazione preliminare, in R. Colucci et al., Un progetto di archeologia urbana a Matera. Ricerche preliminari per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, Siris 9, 120-129., Sogliani F. – Marchetta I. 2012, Un contesto medievale di archeologia urbana: le indagini nell’area della chiesa di San Giovanni Battista a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), 167-206., Panarelli F. 2012, “Le origini del monastero femminile di Santa Maria la Nova tra storia e storiografia”, in F. Panarelli (acura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster, 1-58., Panarelli F. 2008, Il Fondo Annunziata (1237-1493). Codice Diplomatico di Matera, I, Fonti Medievali e moderne 15, Congedo, Galatina. , Kemper D. 1994, SS. Niccolò e Cataldo in Lecce als ein Ausgangspunkt für die Entwicklung mittelalterlicher Bauplastik in Apulien und der Basilicata (Manuskripte zur Kunstwissenschaft in der Wernerschen Verlagsgesellschaft 41), Worms., Ughelli F. 1721, Italia Sacra sive de Episcopis Italiae et Insularum Adiacentius, apud Sebastiano Coleti, Venetiis 1721, tomo VIII, coll. 38-40.
Scheda SCAN
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Atella

Centro collinare, un tempo era dotato di possenti mura e di un castello con torri cilindriche. Passeggiando lungo il centro storico si scorgono i resti dell’antico passato, come la Torre Angioina detta di S. Eligio, ciò che resta del castello, cui si accedeva attraverso due porte delle quali è ancora visibile quella di San Michele. Fra le altre testimonianze storico-architettoniche merita una menzione particolare la trecentesca chiesa madre dedicata a Santa Maria ad Nives, restaurata nel sec. XX, con l’originale portale in pietra con motivi islamici.

Notizie storico-critiche

L’abitato più antico era sulla sponda destra del torrente Levata, vicino o sullo stesso sito dell’antica Vitalba, la quale risulta frequentata con continuità da età paleolitica a tutto il XV secolo. La cittadina attuale è stata invece costruita agli inizi del XIV secolo per volontà di Roberto I d’Angiò con il fine di contrastare lo spopolamento e l’abbandono di quella zona del Vulture dopo le molte guerre che, a partire dal 1268, sconvolsero il territorio. Nel 1496 la prosperosa cittadina è assediata dai francesi di Carlo VIII, occupata e saccheggiata; quindi, viene assediata anche dagli spagnoli di Re Ferrante d’Aragona. Nel 1423 la Regina Giovanna la dà come feudo a Giovanni Caracciolo; dopo il 1497 viene infeudata a Filiberto Chalon, principe d’Orange, con ‘l’intero stato di Melfi’; nel 1530, scomparso il principe, Atella e San Fele vanno ad Antonio di Leyva, poi ai De Capua, ai Gesualdo, ai Filomarino ed ai Caracciolo di Torella. Fu gravemente colpita dal terremoto del 1851 che causò crolli e gravi lesioni in quasi tutte le abitazioni e danni nelle chiese di S. Nicola, S. Benedetto, dii Santo Spirito con l’annesso convento e nella chiesa di S. Lucia in cui crollò la volta.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione I
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico o Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Centri-nuclei storici
Categoria Disciplinare CENTRI STORICI
Definizione del Bene centro storico
Tipologia/Altre specifiche collinare
Denominazione/Titolo Atella
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia PZ
Comune Atella
Indirizzo Piazza Giacomo Matteotti
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 15.652191
Coordinata y 40.87944
Riferimento fondazione
Fascia cronologica/periodo XIV
Da 1320
Validità
A 1330
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Centro a nord-ovest della provincia di Potenza, vicino al confine con la campana provincia di Avellino, nei pressi della riserva regionale “Lago piccolo di Monticchio”, situato a 500 metri s.l.m. sul versante sudorientale del Vulture, alla destra della Forra di Atella.
Descrizione del bene Centro collinare, un tempo era dotato di possenti mura e di un castello con torri cilindriche. Passeggiando lungo il centro storico si scorgono i resti dell’antico passato, come la Torre Angioina detta di S. Eligio, ciò che resta del castello, cui si accedeva attraverso due porte delle quali è ancora visibile quella di San Michele. Fra le altre testimonianze storico-architettoniche merita una menzione particolare la trecentesca chiesa madre dedicata a Santa Maria ad Nives, restaurata nel sec. XX, con l’originale portale in pietra con motivi islamici.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche L’abitato più antico era sulla sponda destra del torrente Levata, vicino o sullo stesso sito dell’antica Vitalba, la quale risulta frequentata con continuità da età paleolitica a tutto il XV secolo. La cittadina attuale è stata invece costruita agli inizi del XIV secolo per volontà di Roberto I d’Angiò con il fine di contrastare lo spopolamento e l’abbandono di quella zona del Vulture dopo le molte guerre che, a partire dal 1268, sconvolsero il territorio. Nel 1496 la prosperosa cittadina è assediata dai francesi di Carlo VIII, occupata e saccheggiata; quindi, viene assediata anche dagli spagnoli di Re Ferrante d’Aragona. Nel 1423 la Regina Giovanna la dà come feudo a Giovanni Caracciolo; dopo il 1497 viene infeudata a Filiberto Chalon, principe d’Orange, con ‘l’intero stato di Melfi’; nel 1530, scomparso il principe, Atella e San Fele vanno ad Antonio di Leyva, poi ai De Capua, ai Gesualdo, ai Filomarino ed ai Caracciolo di Torella. Fu gravemente colpita dal terremoto del 1851 che causò crolli e gravi lesioni in quasi tutte le abitazioni e danni nelle chiese di S. Nicola, S. Benedetto, dii Santo Spirito con l’annesso convento e nella chiesa di S. Lucia in cui crollò la volta.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia
Scheda SCAN
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Chiesa di San Salvatore

La chiesa presenta una struttura distintiva con pareti in tufo e pietra a vista. Il tetto è a due falde con copertura in Coppi. L’interno è caratterizzato da pareti in tufo a vista e un pavimento in cotto antico. Questa chiesa è a navata singola e ospita affreschi del Settecento. Nell’abside si trova un affresco raffigurante Cristo tra la Vergine Maria a sinistra e San Giovanni Battista a destra. Sebbene lo stile artistico non sia di derivazione bizantina, l’iconografia dei Santi rappresentati richiama il concetto greco di “Deesis”, che è diffuso in Oriente. Sul pilastro a sinistra del presbiterio si trova un affresco raffigurante l’Arcangelo Raffaele con Tobia, mentre sul lato destro è rappresentata l’immagine di un vescovo, accanto a un passaggio che conduce alla sacrestia. All’interno della chiesa, spicca una passerella in mattoni decorati che si estende fino all’altare.Esternamente, la chiesa è costruita in muratura portante e pietra locale, comunemente chiamata tufo, a vista, con un tetto a doppia falda. Sulla porta d’ingresso, restaurata dal professore Massimo Bertolini, è presente una finestra a forma di croce e un campanile. La croce segue uno stile greco, suggerendo una possibile connessione con gli Ordini Templari, poiché Matera ospita diversi luoghi di culto associati a questi ordini.

Notizie storico-critiche

Nel XI secolo sorgeva un monastero chiamato San Nicola de Timaris, che nel 1310 fu trasformato in un monastero benedettino dedicato al Santissimo Salvatore. Dopo l’abbandono dei monaci benedettini, l’unica struttura ancora rimasta è la chiesa, insieme a un locale dismesso e a una torre campanaria con feritoia. Per evitare che la chiesa cadesse in rovina, l’Arcivescovo di Acerenza e Matera, monsignor Lanfreschi, nel XVIII secolo affidò alla Confraternità del Confalone il compito di gestirla e abbellirla, chiamando sacerdoti per celebrare messe solenni. Nel 1754 fu restaurata la facciata esterna, dotandola di un arco a sesto acuto e aggiungendo un campanile a vela.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico o Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene chiesa
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Chiesa di San Salvatore
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Matera – Località Timmari C.da Timmari
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.490757
Coordinata y 40.656574
Riferimento
Fascia cronologica/periodo XIV
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) La città di Matera si è sviluppata nel corso dei millenni in continuità temporale e spaziale come forma di compromesso tra uomo e natura e l’aspetto attuale della città risulta da un processo insediativo lungo e complesso, che può essere analizzato a partire dai segni impressi sul paesaggio e dagli elementi che lo caratterizzano. La morfologia rupestre del sito ha reso possibile che diventasse un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative già dal II millennio a.C. fino alla piena età medievale. Numerosi furono gli elementi che ne favorirono la frequentazione umana: la sua posizione strategica tra Mar Ionio e Mar Adriatico, il suo essere naturalmente difesa, la prossimità di sorgenti fluviali, la presenza di terreni fertili e adatti all’allevamento, nonché di grotte naturali, che si formarono dall’erosione meccanica e dalla corrosione della calcarenite plio-pleistocenica. Lo sviluppo dei Sassi è avvenuto sul versante destro della forra stretta e profonda del torrente Gravina, assecondando l’acclività del terreno, attraverso un sistema di gradinate multiple, integrando i terrazzi naturali con muraglioni a strapiombo sulla Gravina, con pareti verticali, parallele al ciglio della forra e subordinatamente all’asse dei due grabiglioni, due corsi d’acqua che furono regimentati nel corso degli anni ‘20 del 1900. Nel centro storico, nei pressi del Castello Tramontano e in Piazza San Francesco, le prime fasi di popolamento risalgono al Neolitico in un’area di leggera altura favorevole all’insediamento umano. Dal piccolo nucleo insediato sulle balze scoscese del colle Civita, Matera si è poi originata prevalentemente in epoca altomedievale con la costruzione delle fortificazioni; dal 1700-1800 ha subito, con l’espansione demografica, una forte regressione nelle condizioni di vita delle masse, costrette a occupare ogni cavità esistente e a convivere con le bestie, fino all’abbandono e all’attuale trasformazione di case ad uso residenziale in esercizi ricettivi.
Descrizione del bene La chiesa presenta una struttura distintiva con pareti in tufo e pietra a vista. Il tetto è a due falde con copertura in Coppi. L’interno è caratterizzato da pareti in tufo a vista e un pavimento in cotto antico. Questa chiesa è a navata singola e ospita affreschi del Settecento. Nell’abside si trova un affresco raffigurante Cristo tra la Vergine Maria a sinistra e San Giovanni Battista a destra. Sebbene lo stile artistico non sia di derivazione bizantina, l’iconografia dei Santi rappresentati richiama il concetto greco di “Deesis”, che è diffuso in Oriente. Sul pilastro a sinistra del presbiterio si trova un affresco raffigurante l’Arcangelo Raffaele con Tobia, mentre sul lato destro è rappresentata l’immagine di un vescovo, accanto a un passaggio che conduce alla sacrestia. All’interno della chiesa, spicca una passerella in mattoni decorati che si estende fino all’altare.Esternamente, la chiesa è costruita in muratura portante e pietra locale, comunemente chiamata tufo, a vista, con un tetto a doppia falda. Sulla porta d’ingresso, restaurata dal professore Massimo Bertolini, è presente una finestra a forma di croce e un campanile. La croce segue uno stile greco, suggerendo una possibile connessione con gli Ordini Templari, poiché Matera ospita diversi luoghi di culto associati a questi ordini.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Nel XI secolo sorgeva un monastero chiamato San Nicola de Timaris, che nel 1310 fu trasformato in un monastero benedettino dedicato al Santissimo Salvatore. Dopo l’abbandono dei monaci benedettini, l’unica struttura ancora rimasta è la chiesa, insieme a un locale dismesso e a una torre campanaria con feritoia. Per evitare che la chiesa cadesse in rovina, l’Arcivescovo di Acerenza e Matera, monsignor Lanfreschi, nel XVIII secolo affidò alla Confraternità del Confalone il compito di gestirla e abbellirla, chiamando sacerdoti per celebrare messe solenni. Nel 1754 fu restaurata la facciata esterna, dotandola di un arco a sesto acuto e aggiungendo un campanile a vela.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale bene di interessi culturare non verificato
Bibliografia/sitografia https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/70858/Chiesa+del+Santissimo+Salvatore+a+Timmari
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Cripta del Peccato Originale

La Cripta è un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo (secc. VIII-IX) caratterizzato da ciclo pittorico post carolingio di scuola beneventana con influenze decorative orientali. L’architettura è formata da un ambiente unico, a pianta trapezoidale, con tre absidi rivolte ad est e un soffitto alto circa 3 metri, probabilmente ottenuta regolarizzando una preesistente cavità carsica. All’esterno si notano i segni di antiche tombe profanate da tempo.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico o Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene cenobio
Tipologia/Altre specifiche rupestre
Denominazione/Titolo Cripta del Peccato Originale
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.56384071
Coordinata y 40.6201983
Riferimento Arco di tempo di realizzazione
Fascia cronologica/periodo VIII-IX
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene La Cripta è un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo (secc. VIII-IX) caratterizzato da ciclo pittorico post carolingio di scuola beneventana con influenze decorative orientali. L’architettura è formata da un ambiente unico, a pianta trapezoidale, con tre absidi rivolte ad est e un soffitto alto circa 3 metri, probabilmente ottenuta regolarizzando una preesistente cavità carsica. All’esterno si notano i segni di antiche tombe profanate da tempo.
Apparato iconografico/decorativo La parete meridionale è occupata per intero da un importante affresco con le scene tratte dall’Antico Testamento e più nello specifico dalla Genesi (1, 1-5): la Creazione della Luce, la Creazione della Tenebra, la Creazione di Adamo, la Creazione di Eva, l’Albero della Conoscenza e la Tentazione di Eva. Dall’analisi stilistica e visiva risulta la presenza di maestranze diverse:la creazione dei Progenitori è infatti di maggiore raffinatezza rispetto alle raffigurazioni delle tre absidi.
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Domenico Ridola, La Grotta dei pipistrelli e la Grotta funeraria in Matera, Tipografia B. Conti, Matera 1912, p. 7.
Raffaello de Ruggieri in Gioia Bertelli, Marcello Mignozzi, La Grotta del Peccato originale a Matera, Adda Editore, Bari, 2013, p. 1.
Rosalba Demetrio, Matera. Forma et imago urbis, Barile Editore, (Collana Zetema) Irsina, 2014, p. 21.
, A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, De Luca Editore, 2001 (originariamente pubblicato nel 1981)
Scheda SCAN
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Domus Leonessa

Villa di I-III sec.d.C. di cui è stata indagata la pars rustica. Le strutture in vista, delimitanti uno spazio rettangolare presentano per la fase più antica, una muratura in opus reticulatum associata ad una pavimentazione in opus spicatum. Quest’ultima, visibile soprattutto nella porzione E dello spazio indagato, è impostata su uno spesso strato di ciottoli di fiume cementati tra loro. Lo scavo della struttura abitativa ha consentito inoltre il rinvenimento di una serie di blocchi lapidei inseriti nella pavimentazione ritenuti elementi costitutivi di uno spazio interpretato come Torcularium.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Archeologico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Monumenti archeologici
Categoria Disciplinare STRUTTURA ABITATIVA
Definizione del Bene domus
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Domus Leonessa
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia PZ
Comune Melfi
Indirizzo Tesoro Bufalaria
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 15.651484
Coordinata y 40.872317
Riferimento
Fascia cronologica/periodo Età romana imperiale
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene Villa di I-III sec.d.C. di cui è stata indagata la pars rustica. Le strutture in vista, delimitanti uno spazio rettangolare presentano per la fase più antica, una muratura in opus reticulatum associata ad una pavimentazione in opus spicatum. Quest’ultima, visibile soprattutto nella porzione E dello spazio indagato, è impostata su uno spesso strato di ciottoli di fiume cementati tra loro. Lo scavo della struttura abitativa ha consentito inoltre il rinvenimento di una serie di blocchi lapidei inseriti nella pavimentazione ritenuti elementi costitutivi di uno spazio interpretato come Torcularium.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/bene/dettagliobene317029 (consultato il: 21/12/2022); , https://rsdi.regione.basilicata.it/viewGis/?project=5FCEE499-0BEB-FA86-7561-43913D3D1B65; , Pontradolfo A., Leonessa, in BTGCI (bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche) IX, siti Leonessa-Mesagne, diretta da G.Nenci-G.Vallet, Pisa-Roma (1991).
, Tagliente M., Melfi. Storia della Ricerca Archeologica, in BTGCI (bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche) IX, siti Leonessa-Mesagne, diretta da G.Nenci-G.Vallet, Pisa-Roma, (1991).
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Stipi votive Matera Timmari

Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce due stipi votive costituite da ingenti quantità di reperti mobili quali frammenti ceramici di varie classi e tipologie, terrecotte votive, diskoi o oscilla fittili, busti femminili, figure muliebri stanti o in trono, ma anche reperti in metallo quali armi e attrezzi in ferro ed ogetti d’ornamento. Le stipi sarebbero da attribuire a divinità femminili legate al mondo ctonio come Demetra e Kore.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Complessi archeologici
Categoria Disciplinare STRUTTURE PER IL CULTO
Definizione del Bene santuario
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Stipi votive Matera Timmari
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.490985
Coordinata y 40.655191
Riferimento
Fascia cronologica/periodo VI a.C.-III a.C.
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce due stipi votive costituite da ingenti quantità di reperti mobili quali frammenti ceramici di varie classi e tipologie, terrecotte votive, diskoi o oscilla fittili, busti femminili, figure muliebri stanti o in trono, ma anche reperti in metallo quali armi e attrezzi in ferro ed ogetti d’ornamento. Le stipi sarebbero da attribuire a divinità femminili legate al mondo ctonio come Demetra e Kore.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Mastronuzzi Giovanni, Repertorio dei contesti culturali indigeni in Italia Meridionale. 1. Età arcaica, Bari (2005), pp. 114 – 116., http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/bene/dettagliobene179493 (consultato il: 04/01/2023); Mastronuzzi Giovanni, Repertorio dei contesti culturali indigeni in Italia Meridionale. 1. Età arcaica, Bari (2005)pp. 114 – 116, https://rsdi.regione.basilicata.it/viewGis/?project=5FCEE499-0BEB-FA86-7561-43913D3D1B65, Lo Porto Felice Gino, Timmari. L’abitato, le necropoli, la stipe votiva, Roma (1991).
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