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Lucania ’61

Il dipinto raffigura uno spaccato di vita quotidiana, sociale e politica della Lucania, vissuta e raccontata attraverso le immagini dall’artista torinese Carlo Levi. L’opera è composta da sei tele, disposte in sequenza in modo da comporre una narrazione pittorica che si sviluppa da sinistra verso destra e che comprende tre scene: nella prima a sinistra, è rappresentato il compianto sul corpo morto del giovane Rocco Scotellaro e l’interno di una casa-grotta, affollato di donne, bambini dormienti e animali. La seconda scena, raffigurata al centro del dipinto, è ambientata all’esterno, nelle vie del paese, dove le case bianche ed i calanchi fanno da quinta naturale alle figure di donne che danno da mangiare ai loro bambini, uomini che conversano ed un corteo di persone e di bestie che tornano dal lavoro nei campi. Il racconto si chiude con la raffigurazione di una folla di persone nella piazza del paese, riunite intorno alla figura del giovane Rocco Scotellaro, che tiene un discorso.

Notizie storico-critiche

Il telero intitolato “Lucania ’61” occupa l’intera parete sinistra della Sala Levi di Palazzo Lanfranchi, dove è in esposizione permanente dal 1980. A giudicare dalla critica e dalle analisi stilistiche ed estetiche che molti studiosi hanno fatto a proposito di quest’opera, la più bella e ricca di significato è sicuramente quella dell’artista stesso, riportata da Mario De Micheli nel testo di Augusto Viggiano dedicato proprio a Lucania ’61, nel quale Levi spiega in maniera eccellente il senso ed il contesto dell’opera dicendo: “Ecco davanti a noi è la Lucania con il suo contenuto di umanità, di dolore antico, di lavoro paziente, di coraggio di esistere”. Si tratta di un’opera monumentale, che racchiude tutta la poetica artistica di Carlo Levi, raccontando attraverso le immagini la realtà del Sud e della Lucania, l’amore dell’artista per questa terra ed il suo grande impegno sociale, civile e morale.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione I
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Storico e Artistico
Categoria Generale BENI MOBILI
Settore Disciplinare Beni storici e artistici
Tipo di Bene Culturale Opere-oggetti d’arte
Categoria Disciplinare PITTURE-SCULTURE E ACCESSORI DI STATUA
Definizione del Bene dipinto
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Lucania ’61
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo piazzetta Pascoli
Denominazione contenitore fisico Museo Nazionale di Matera – Palazzo Lanfranchi
Collezione Collezione Levi
Coordinata x 16.610149738
Coordinata y 40.663121687
Riferimento
Fascia cronologica/periodo XX
Da 1961
Validità
A 1961
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene Il dipinto raffigura uno spaccato di vita quotidiana, sociale e politica della Lucania, vissuta e raccontata attraverso le immagini dall’artista torinese Carlo Levi. L’opera è composta da sei tele, disposte in sequenza in modo da comporre una narrazione pittorica che si sviluppa da sinistra verso destra e che comprende tre scene: nella prima a sinistra, è rappresentato il compianto sul corpo morto del giovane Rocco Scotellaro e l’interno di una casa-grotta, affollato di donne, bambini dormienti e animali. La seconda scena, raffigurata al centro del dipinto, è ambientata all’esterno, nelle vie del paese, dove le case bianche ed i calanchi fanno da quinta naturale alle figure di donne che danno da mangiare ai loro bambini, uomini che conversano ed un corteo di persone e di bestie che tornano dal lavoro nei campi. Il racconto si chiude con la raffigurazione di una folla di persone nella piazza del paese, riunite intorno alla figura del giovane Rocco Scotellaro, che tiene un discorso.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo a destra sull’architrave – D.D.T. 14.04.1961 – a pennello –
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Il telero intitolato “Lucania ’61” occupa l’intera parete sinistra della Sala Levi di Palazzo Lanfranchi, dove è in esposizione permanente dal 1980. A giudicare dalla critica e dalle analisi stilistiche ed estetiche che molti studiosi hanno fatto a proposito di quest’opera, la più bella e ricca di significato è sicuramente quella dell’artista stesso, riportata da Mario De Micheli nel testo di Augusto Viggiano dedicato proprio a Lucania ’61, nel quale Levi spiega in maniera eccellente il senso ed il contesto dell’opera dicendo: “Ecco davanti a noi è la Lucania con il suo contenuto di umanità, di dolore antico, di lavoro paziente, di coraggio di esistere”. Si tratta di un’opera monumentale, che racchiude tutta la poetica artistica di Carlo Levi, raccontando attraverso le immagini la realtà del Sud e della Lucania, l’amore dell’artista per questa terra ed il suo grande impegno sociale, civile e morale.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito pittura a olio, tela
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Link metadati, licenza CC-BY 4.0 https://dati.beniculturali.it/lodview-arco/resource/HistoricOrArtisticProperty/1700168702OA.html
Scheda SCAN
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Chiesa di San Rocco – Craco

Adiacente a palazzo Rigirone Cammarota, presenta impianto ad aula unica (dimensioni di 8 m x 9 circa). La copertura è a due falde, ricoperta in coppi. La facciata principale, esposta ad ovest, presentava un limite superiore orizzontale caratterizzato da filari di romanelle. Diverse le aperture al di sopra dell’ingresso: le due laterali dalla forma circolare mentre quella centrale polilobata. Una piccola cella campanaria sovrastava il timpano della facciata. L’ingresso, realizzato ad ovest, è inquadrato tra due piedritti realizzati in laterizio con piattabanda sommitale. È attualmente sbarrato da un elemento metallico. È presente del terreno di riporto a ridosso della facciata principale.

Notizie storico-critiche

Ad un mese dal sisma del 1980 si rilevava che “la chiesa, di proprietà privata, non ha subito danni rilevanti, lesioni leggere alle strutture verticali in corrispondenza del prospetto anteriore.”

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale Beni architettonici e paesaggistici
Settore Disciplinare BENI IMMOBILI
Tipo di Bene Culturale Beni architettonici e paesaggistici
Categoria Disciplinare Architettura
Definizione del Bene ARCHITETTURA RELIGIOSA
Tipologia/Altre specifiche chiesa
Denominazione/Titolo Chiesa di San Rocco – Craco
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Craco
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.441245674
Coordinata y 40.377229286
Riferimento
Fascia cronologica/periodo
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Da un punto di vista climatico, la temperatura media annua dell’area oscilla intorno ai 14,3°C. Gennaio è il mese più freddo, con una temperatura media di 7,4°C; agosto è il mese più caldo, con una temperatura media di 25,5°C. La piovosità media annua è di 513,9 mm. Il regime pluviometrico è subequinoziale, quasi mediterraneo, con un valore massimo assoluto di 66,7 mm a novembre, un valore relativo di 50,2 mm a marzo ed un valore minimo di 14,6 mm a luglio. Nell’area di Craco, caratterizzata da colture estensive, sono diffusi i campi subnitrofili mediterranei a Lygeum Spartii L., specie tipica dell’ambiente mediterraneo e delle steppe erbacee dell’alta macchia mediterranea. Sono presenti anche estese aree argillose caratterizzate da un’erosione accelerata (calanchi). Nei calanchi la vegetazione è caratterizzata da specie a fioritura primaverile o autunnale, con una fase di riposo estiva. I calanchi favoriscono anche la crescita di un gran numero di specie erbacee, arbustive o arboree. Numerose sono anche le specie animali come il riccio, la martora, la donnola, la volpe, la lepre e diverse specie di mustelidi. Le aree calanchive rappresentano un luogo ideale di sosta e riproduzione anche per numerose specie di uccelli, come passeri e rapaci, tanto da essere riconosciute a livello europeo come I.B.A. (Important Bird and Biodiversity Area). Da un punto di vista geologico, Craco vecchia sorge a 390 m s.l.m su una dorsale dove nella parte più alta, (nucleo più antico dell’ex-abitato), affiorano conglomerati pliocenici verticalizzati da retroscorrimenti. Nella parte mediobassa del versante sud-occidentale della dorsale (parte più recente del vecchio abitato), affiorano invece le Argille Varicolori caratterizzate da scadenti proprietà geotecniche nelle quali si sono sviluppati i movimenti franosi che hanno storicamente interessato il sito e che
hanno determinato l’abbandono del vecchio abitato a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo.
Descrizione del bene Adiacente a palazzo Rigirone Cammarota, presenta impianto ad aula unica (dimensioni di 8 m x 9 circa). La copertura è a due falde, ricoperta in coppi. La facciata principale, esposta ad ovest, presentava un limite superiore orizzontale caratterizzato da filari di romanelle. Diverse le aperture al di sopra dell’ingresso: le due laterali dalla forma circolare mentre quella centrale polilobata. Una piccola cella campanaria sovrastava il timpano della facciata. L’ingresso, realizzato ad ovest, è inquadrato tra due piedritti realizzati in laterizio con piattabanda sommitale. È attualmente sbarrato da un elemento metallico. È presente del terreno di riporto a ridosso della facciata principale.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Ad un mese dal sisma del 1980 si rilevava che “la chiesa, di proprietà privata, non ha subito danni rilevanti, lesioni leggere alle strutture verticali in corrispondenza del prospetto anteriore.”
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Bollettino d’arte. Supplemento: Sisma 1980 effetti sul patrimonio artistico della Campania e della Basilicata. Campania, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1982.
Scheda SCAN
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Torre Normanna (denominazione attribuita)

Il torrione quadrangolare si sviluppa su tre livelli e misura in pianta circa 10,5m. x 10,3m. Realizzato con pietre di conglomerato di diversa natura e di misura variabile, presenta una tessitura irregolare; grossi conci in pietra regolari e squadrati sono posti come cantonali. Nella parte sommitale è stato realizzato in laterizio un colombaio. La sagoma delle aperture è delineata da elementi in laterizio. Sul prospetto est è possibile osservare una apertura più volte modificata e poi murata. Fori pontai sono presenti su tutte le facciate. La distribuzione interna degli spazi è totalmente alterata a seguito della realizzazione di una cisterna idrica. A più di 4 metri dal suolo, sul lato Est, il probabile ingresso originario alla struttura, in parte murato.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA MILITARE E FORTIFICATA
Definizione del Bene torre
Tipologia/Altre specifiche difensiva
Denominazione/Titolo Torre Normanna (denominazione attribuita)
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Craco
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.440376872
Coordinata y 40.378327620
Riferimento
Fascia cronologica/periodo XI – XIII
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Da un punto di vista climatico, la temperatura media annua dell’area oscilla intorno ai 14,3°C. Gennaio è il mese più freddo, con una temperatura media di 7,4°C; agosto è il mese più caldo, con una temperatura media di 25,5°C. La piovosità media annua è di 513,9 mm. Il regime pluviometrico è subequinoziale, quasi mediterraneo, con un valore massimo assoluto di 66,7 mm a novembre, un valore relativo di 50,2 mm a marzo ed un valore minimo di 14,6 mm a luglio. Nell’area di Craco, caratterizzata da colture estensive, sono diffusi i campi subnitrofili mediterranei a Lygeum Spartii L., specie tipica dell’ambiente mediterraneo e delle steppe erbacee dell’alta macchia mediterranea. Sono presenti anche estese aree argillose caratterizzate da un’erosione accelerata (calanchi). Nei calanchi la vegetazione è caratterizzata da specie a fioritura primaverile o autunnale, con una fase di riposo estiva. I calanchi favoriscono anche la crescita di un gran numero di specie erbacee, arbustive o arboree. Numerose sono anche le specie animali come il riccio, la martora, la donnola, la volpe, la lepre e diverse specie di mustelidi. Le aree calanchive rappresentano un luogo ideale di sosta e riproduzione anche per numerose specie di uccelli, come passeri e rapaci, tanto da essere riconosciute a livello europeo come I.B.A. (Important Bird and Biodiversity Area). Da un punto di vista geologico, Craco vecchia sorge a 390 m s.l.m su una dorsale dove nella parte più alta, (nucleo più antico dell’ex-abitato), affiorano conglomerati pliocenici verticalizzati da retroscorrimenti. Nella parte mediobassa del versante sud-occidentale della dorsale (parte più recente del vecchio abitato), affiorano invece le Argille Varicolori caratterizzate da scadenti proprietà geotecniche nelle quali si sono sviluppati i movimenti franosi che hanno storicamente interessato il sito e che
hanno determinato l’abbandono del vecchio abitato a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo.
Descrizione del bene Il torrione quadrangolare si sviluppa su tre livelli e misura in pianta circa 10,5m. x 10,3m. Realizzato con pietre di conglomerato di diversa natura e di misura variabile, presenta una tessitura irregolare; grossi conci in pietra regolari e squadrati sono posti come cantonali. Nella parte sommitale è stato realizzato in laterizio un colombaio. La sagoma delle aperture è delineata da elementi in laterizio. Sul prospetto est è possibile osservare una apertura più volte modificata e poi murata. Fori pontai sono presenti su tutte le facciate. La distribuzione interna degli spazi è totalmente alterata a seguito della realizzazione di una cisterna idrica. A più di 4 metri dal suolo, sul lato Est, il probabile ingresso originario alla struttura, in parte murato.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia D. D’Angella, Note storiche sul Comune di Craco, Pisticci 1986, Manfredi F., L’antico centro di Craco. Indagini per la lettura dell’evoluzione storico-urbanistica, 2005 (inedito), F. Angelucci, F. Domenici, S. Ricci, Prime acquisizioni sull’abitato e la torre normanna di Craco (Matera), in Case e torri medievali IV, Acquapendente (VT) 2014, Lafratta B., scheda in Insediamenti francescani in Basilicata – Un repertorio per la conoscenza, tutela e conservazione, Vol. II, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Matera, Basilicata Editrice, 1988, pp. 61-62
https://patrimonioculturale.regione.basilicata.it/rbc/form.jsp?bene=27&sec=5, de Cadilhac R. (Politecnico di Bari), Catella M. A. 2020, Craco, a Medieval Village. The “Re-invention of Places” Throughout new Forms of Anthropization and Museum Display, Un paese ci vuole, Studi e prospettive per i centri abbandonati e in via di spopolamento, In a cura di Annunziata Maria Oteri, Giuseppina Scamardì, ArcHistoR EXTRA 7 (2020), ISSN 2384-8898 Supplemento di ArcHistoR 13/2020 ISBN 978-88-85479-09-8 DOI: 10.14633/AHR266 , Vincoli in Rete http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/bene/listabeni
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Sanctus Felix (denominazione storica), Sanctus Felis (denominazione storica), San Fele, Terra S. Felicis (denominazione storica)

L’abitato è caratterizzato dalla presenza della roccia che si insinua tra le case e le vie principali seguono le curve di livello. Nel centro storico si trova la chiesa madre di Santa Maria della Quercia con impianto a tre navate, a croce greca, e l’altare maggiore in marmo policromo costituito da un tabernacolo lavorato a sbalzo sovrastato da un crocifisso ligneo. Di fronte alla chiesa dell’Annunziata, chiusa al culto dal 1980, la casa nativa di San Giustino de Jacobis, missionario e santo patrono d’Etiopia. Sotto il monte Castello è posizionato il Palazzo Frascella, edificio nobiliare costruito con conci di pietra provenienti dalla fortezza, con torre in stile normanno incorporata nel palazzo.

Notizie storico-critiche

San Fele nasce come castrum fortificato voluto da Ottone I di Sassonia, imperatore del Sacro Romano Impero, con l’intento di proteggere il Vulture dagli assalti dei Bizantini. Il figlio, Ottone II, sostituisce il padre e combatte, vincendo, con lo zio Enrico II duca di Baviera. Quest’ultimo viene incarcerato nel castello di San Fele. Nell’estate del 1128 la città viene scelta per l’incontro tra Ruggero II, duca di Sicilia, e Papa Onorio II per iniziare le trattative di pace a seguito dello scontro tra normanni e papato. Il castello viene distrutto da Caldora nel 1435. Dopo l’unità d’Italia San Fele viene coinvolta nel fenomeno del brigantaggio guidato dal generale Carmine Donatelli. attuale sede del comune è il palazzo della famiglia Faggella, edificato nel XVII secolo.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione I
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Centri-nuclei storici
Categoria Disciplinare CENTRI STORICI
Definizione del Bene centro storico
Tipologia/Altre specifiche montano
Denominazione/Titolo Sanctus Felix (denominazione storica), Sanctus Felis (denominazione storica), San Fele, Terra S. Felicis (denominazione storica)
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia PZ
Comune San Fele
Indirizzo via Cantani
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 15.5384218
Coordinata y 40.8174612
Riferimento
Fascia cronologica/periodo X
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) San Fele si trova a nord-ovest della provincia, ad un altitudine di 936 m s.l.m. alle pendici del monte Castello e del monte Torretta. Distante 56 km da Potenza è inserito nella comunità montana Del Vulture.
Descrizione del bene L’abitato è caratterizzato dalla presenza della roccia che si insinua tra le case e le vie principali seguono le curve di livello. Nel centro storico si trova la chiesa madre di Santa Maria della Quercia con impianto a tre navate, a croce greca, e l’altare maggiore in marmo policromo costituito da un tabernacolo lavorato a sbalzo sovrastato da un crocifisso ligneo. Di fronte alla chiesa dell’Annunziata, chiusa al culto dal 1980, la casa nativa di San Giustino de Jacobis, missionario e santo patrono d’Etiopia. Sotto il monte Castello è posizionato il Palazzo Frascella, edificio nobiliare costruito con conci di pietra provenienti dalla fortezza, con torre in stile normanno incorporata nel palazzo.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche San Fele nasce come castrum fortificato voluto da Ottone I di Sassonia, imperatore del Sacro Romano Impero, con l’intento di proteggere il Vulture dagli assalti dei Bizantini. Il figlio, Ottone II, sostituisce il padre e combatte, vincendo, con lo zio Enrico II duca di Baviera. Quest’ultimo viene incarcerato nel castello di San Fele. Nell’estate del 1128 la città viene scelta per l’incontro tra Ruggero II, duca di Sicilia, e Papa Onorio II per iniziare le trattative di pace a seguito dello scontro tra normanni e papato. Il castello viene distrutto da Caldora nel 1435. Dopo l’unità d’Italia San Fele viene coinvolta nel fenomeno del brigantaggio guidato dal generale Carmine Donatelli. attuale sede del comune è il palazzo della famiglia Faggella, edificato nel XVII secolo.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia https://www.sanfeleturismo.it/architetture-religiose/chiesa-s-maria-della-quercia/ (consultazione
2022/12/18), Angelo Lucano Larotonda (a cura di), Potenza una provincia di cento comuni, Milano, Federico Motta Editore S.p.a., 1999, https://www.beweb.chiesacattolica.it/UI/page.jsp?action=ricerca%2Frisultati&view=elenco&locale=it&ordine=&ambito=CEIA&liberadescr=&liberaluogo=san+(consultazione 2022/12/18), https://www.basilicataturistica.it/territori/san-fele/ (consultazione 2022/12/18), https://www.sapere.it/enciclopedia/San+F%C3%A8le.html (consultazione 2022/12/18), http://www.italiapedia.it/bacheca.php?vd=geoloc&istat=076076&comune=San%
20Fele&prov=&sigla=PZ&NomeReg=Basilicata&NReg=17 (consultazione 2022/12/18), Giuliano Gasca Queirazza, Carla Marcato, Giovan Battista Pellegrini, Giulia Petracco Sicardi,
Alda Rossebastiano, Dizionario di Toponomastica: storia e significato dei nomi geografici italiani,
Torino, Garzanti, 1990
Scheda SCAN
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Chiesa San Domenico

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione I
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene chiesa
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Chiesa San Domenico
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Piazza Vittorio Veneto, 21
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.606657
Coordinata y 40.667206
Riferimento costruzione
Fascia cronologica/periodo XIII
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia
Scheda SCAN
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Palazzo Grossi – Craco

Il complesso architettonico di Palazzo Grossi è realizzato in adiacenza alla chiesa madre e si sviluppa su più livelli con un impianto a corte, intorno allo slargo antistante la chiesa. Realizzato in muratura mista di bozze di arenaria e mattoni, come ben evidente in corrispondenza delle lacune dell’intonaco, presenta interventi di tamponatura in corrispondenza di alcune aperture; fori pontai sono presenti su tutte le facciate della corte. Si possono osservare cornici sagomate lungo il perimetro interno della corte e gattoni lapidei con ruolo di mensola a sorreggere la maggior parte dei balconi. Presenza di tiranti di consolidamento come testimoniato dai capochiave rilevabili sul prospetto ovest. Sulla facciata sud invece è visibile la superfetazione aggiunta ad uso servizio igienico.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RESIDENZIALE
Definizione del Bene palazzo
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Palazzo Grossi – Craco
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Craco
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.439858870
Coordinata y 40.378140440
Riferimento arco di tempo di costruzione
Fascia cronologica/periodo XVIII
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Da un punto di vista climatico, la temperatura media annua dell’area oscilla intorno ai 14,3°C. Gennaio è il mese più freddo, con una temperatura media di 7,4°C; agosto è il mese più caldo, con una temperatura media di 25,5°C. La piovosità media annua è di 513,9 mm. Il regime pluviometrico è subequinoziale, quasi mediterraneo, con un valore massimo assoluto di 66,7 mm a novembre, un valore relativo di 50,2 mm a marzo ed un valore minimo di 14,6 mm a luglio. Nell’area di Craco, caratterizzata da colture estensive, sono diffusi i campi subnitrofili mediterranei a Lygeum Spartii L., specie tipica dell’ambiente mediterraneo e delle steppe erbacee dell’alta macchia mediterranea. Sono presenti anche estese aree argillose caratterizzate da un’erosione accelerata (calanchi). Nei calanchi la vegetazione è caratterizzata da specie a fioritura primaverile o autunnale, con una fase di riposo estiva. I calanchi favoriscono anche la crescita di un gran numero di specie erbacee, arbustive o arboree. Numerose sono anche le specie animali come il riccio, la martora, la donnola, la volpe, la lepre e diverse specie di mustelidi. Le aree calanchive rappresentano un luogo ideale di sosta e riproduzione anche per numerose specie di uccelli, come passeri e rapaci, tanto da essere riconosciute a livello europeo come I.B.A. (Important Bird and Biodiversity Area). Da un punto di vista geologico, Craco vecchia sorge a 390 m s.l.m su una dorsale dove nella parte più alta, (nucleo più antico dell’ex-abitato), affiorano conglomerati pliocenici verticalizzati da retroscorrimenti. Nella parte mediobassa del versante sud-occidentale della dorsale (parte più recente del vecchio abitato), affiorano invece le Argille Varicolori caratterizzate da scadenti proprietà geotecniche nelle quali si sono sviluppati i movimenti franosi che hanno storicamente interessato il sito e che hanno determinato l’abbandono del vecchio abitato a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo.
Descrizione del bene Il complesso architettonico di Palazzo Grossi è realizzato in adiacenza alla chiesa madre e si sviluppa su più livelli con un impianto a corte, intorno allo slargo antistante la chiesa. Realizzato in muratura mista di bozze di arenaria e mattoni, come ben evidente in corrispondenza delle lacune dell’intonaco, presenta interventi di tamponatura in corrispondenza di alcune aperture; fori pontai sono presenti su tutte le facciate della corte. Si possono osservare cornici sagomate lungo il perimetro interno della corte e gattoni lapidei con ruolo di mensola a sorreggere la maggior parte dei balconi. Presenza di tiranti di consolidamento come testimoniato dai capochiave rilevabili sul prospetto ovest. Sulla facciata sud invece è visibile la superfetazione aggiunta ad uso servizio igienico.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale bene di interessi culturare non verificato
Bibliografia/sitografia F. Angelucci, F. Domenici, S. Ricci, Prime acquisizioni sull’abitato e la torre normanna di Craco (Matera), in Case e torri medievali IV, Acquapendente (VT) 2014, Rescio P. 1998, Storia e architettura di Craco, in Basilicata Regione notizie: agenzia settimanale di informazione, v.11, n.3 pp. 93-96., Lafratta B., scheda in Insediamenti francescani in Basilicata – Un repertorio per la conoscenza, tutela e conservazione, Vol. II, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Matera, Basilicata Editrice, 1988, pp. 61-62
https://patrimonioculturale.regione.basilicata.it/rbc/form.jsp?bene=27&sec=5
Scheda SCAN
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Chiesa di San Nicola Vescovo – Craco

L’originario impianto planimetrico ad unica navata è stato successivamente ampliato con la costruzione delle due navate laterali. Quella di sinistra corrisponde al piano terra dell’adiacente Palazzo Grossi e si sviluppa longitudinalmente superando di circa 15 metri l’attuale parete di fondo della navata centrale (interessata dal crollo della parte terminale). A seguito del crollo della navata destra, esposta a sud, sono stati realizzati tre contrafforti di sostegno a favore della struttura divenuta instabile. Con tutta probabilità sono state contestualmente murate le aperture che mettevano in comunicazione navata centrale e navata laterale crollata; rimangono peraltro visibili alcune imposte delle arcate costituenti le volte della navata crollata. L’apparecchiatura muraria della facciata è costituita da bozze di pietra arenaria di dimensioni variabili, realizzata a corsi sub-orizzontali. Sono evidenti diverse tamponature, di alcune finestre ma anche del portale di ingresso, che risulta parzialmente murato e decentrato rispetto alla probabile configurazione del prospetto iniziale. La parete di fondo e quelle laterali sono state realizzate in muratura mista in pietra e laterizio. Sono presenti fori pontai su tutte le facciate attuali della chiesa e del campanile (maggiormente visibili sull’attuale prospetto sud e su quello ad est). Il campanile si articola su tre livelli e presenta aperture sulle facciate libere. Ci sono bifore sul prospetto sud; al terzo livello sono riportate colonne simil stile dorico. La copertura del campanile è ricoperta di maioliche. La navata centrale, la navata laterale e la cappella presentano pavimenti in graniglia di cemento mentre la sagrestia presenta pavimentazione in cotto.

Notizie storico-critiche

In aggiunta a quelli dovuti al processo di degrado per lo stato di abbandono dell’edificio, ulteriori e gravi danni sono stati generati dai numerosi atti di vandalismo e trafugamenti subiti nel tempo. Nel 2017 l’interno era ormai spoglio degli ornamenti e dei marmi decorativi (anche quelli del portale d’ingresso, ora ricollocati, e della cantoria). Nel 2011 la volta della campata dell’altare maggiore era parzialmente crollata; la pavimentazione era ricoperta dall’accumulo di calcinacci e guano. A seguito dell’ampliamento del XVI sec. la chiesa raggiunge dimensioni ragguardevoli, con tre navate di cinque campate con volta a crociera e due cappelle con cupola a destra e sinistra della campata dell’altare maggiore. La navata laterale a sud e le ultime due campate della navata centrale furono distrutte dal terremoto del 1857. Dopo il restauro del 1860 rimanevano solo le tre campate della navata centrale, la navata laterale a nord e il campanile a sud. Restaurata più volte negli ultimi secoli (in varie occasioni verificatesi soprattutto nei decenni poco prima, durante e dopo il XIX secolo), l’impianto più moderno risale alla metà del XVIII sec., periodo in cui furono costruite le cappelle laterali, conservate fino agli anni 70 del secolo scorso, ossia:
– cappella ed altare del SS. Sacramento (con sepoltura);
– cappella ed altare del SS. Crocifisso della Confraternita del Monte dei Morti, fondata nel 1683;
– cappella ed altare del SS Rosario, fondata verso la fine del secolo XVII;
– Cappella e altare della Santa Croce, fondati intorno al 1642;
– Cappella ed altare di San Giovanni Evangelista;
– Cappella e altare dell’Immacolata Concezione;
– Cappella ed altare di Sant’Antonio. Fondati alla fine del Seicento;
– Altare di San Leonardo;
– Cappella e altare della Beata Vergine Assunta.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene chiesa
Tipologia/Altre specifiche madre
Denominazione/Titolo Chiesa di San Nicola Vescovo – Craco
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Craco
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.439942321
Coordinata y 40.377997404
Riferimento Arco di tempo di costruzione
Fascia cronologica/periodo Basso medioevo-Età moderna
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Da un punto di vista climatico, la temperatura media annua dell’area oscilla intorno ai 14,3°C. Gennaio è il mese più freddo, con una temperatura media di 7,4°C; agosto è il mese più caldo, con una temperatura media di 25,5°C. La piovosità media annua è di 513,9 mm. Il regime pluviometrico è subequinoziale, quasi mediterraneo, con un valore massimo assoluto di 66,7 mm a novembre, un valore relativo di 50,2 mm a marzo ed un valore minimo di 14,6 mm a luglio. Nell’area di Craco, caratterizzata da colture estensive, sono diffusi i campi subnitrofili mediterranei a Lygeum Spartii L., specie tipica dell’ambiente mediterraneo e delle steppe erbacee dell’alta macchia mediterranea. Sono presenti anche estese aree argillose caratterizzate da un’erosione accelerata (calanchi). Nei calanchi la vegetazione è caratterizzata da specie a fioritura primaverile o autunnale, con una fase di riposo estiva. I calanchi favoriscono anche la crescita di un gran numero di specie erbacee, arbustive o arboree. Numerose sono anche le specie animali come il riccio, la martora, la donnola, la volpe, la lepre e diverse specie di mustelidi. Le aree calanchive rappresentano un luogo ideale di sosta e riproduzione anche per numerose specie di uccelli, come passeri e rapaci, tanto da essere riconosciute a livello europeo come I.B.A. (Important Bird and Biodiversity Area). Da un punto di vista geologico, Craco vecchia sorge a 390 m s.l.m su una dorsale dove nella parte più alta, (nucleo più antico dell’ex-abitato), affiorano conglomerati pliocenici verticalizzati da retroscorrimenti. Nella parte medio-bassa del versante sud-occidentale della dorsale (parte più recente del vecchio abitato), affiorano invece le Argille Varicolori caratterizzate da scadenti proprietà geotecniche nelle quali si sono sviluppati i movimenti franosi che hanno storicamente interessato il sito e che hanno determinato l’abbandono del vecchio abitato a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo.
Descrizione del bene L’originario impianto planimetrico ad unica navata è stato successivamente ampliato con la costruzione delle due navate laterali. Quella di sinistra corrisponde al piano terra dell’adiacente Palazzo Grossi e si sviluppa longitudinalmente superando di circa 15 metri l’attuale parete di fondo della navata centrale (interessata dal crollo della parte terminale). A seguito del crollo della navata destra, esposta a sud, sono stati realizzati tre contrafforti di sostegno a favore della struttura divenuta instabile. Con tutta probabilità sono state contestualmente murate le aperture che mettevano in comunicazione navata centrale e navata laterale crollata; rimangono peraltro visibili alcune imposte delle arcate costituenti le volte della navata crollata. L’apparecchiatura muraria della facciata è costituita da bozze di pietra arenaria di dimensioni variabili, realizzata a corsi sub-orizzontali. Sono evidenti diverse tamponature, di alcune finestre ma anche del portale di ingresso, che risulta parzialmente murato e decentrato rispetto alla probabile configurazione del prospetto iniziale. La parete di fondo e quelle laterali sono state realizzate in muratura mista in pietra e laterizio. Sono presenti fori pontai su tutte le facciate attuali della chiesa e del campanile (maggiormente visibili sull’attuale prospetto sud e su quello ad est). Il campanile si articola su tre livelli e presenta aperture sulle facciate libere. Ci sono bifore sul prospetto sud; al terzo livello sono riportate colonne simil stile dorico. La copertura del campanile è ricoperta di maioliche. La navata centrale, la navata laterale e la cappella presentano pavimenti in graniglia di cemento mentre la sagrestia presenta pavimentazione in cotto.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo Mostra di portale della seconda metà del XVIII secolo – si veda scheda OA ICCD 00133964; portale in legno della seconda metà del XVIII – si veda scheda OA ICCD 00133965
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche In aggiunta a quelli dovuti al processo di degrado per lo stato di abbandono dell’edificio, ulteriori e gravi danni sono stati generati dai numerosi atti di vandalismo e trafugamenti subiti nel tempo. Nel 2017 l’interno era ormai spoglio degli ornamenti e dei marmi decorativi (anche quelli del portale d’ingresso, ora ricollocati, e della cantoria). Nel 2011 la volta della campata dell’altare maggiore era parzialmente crollata; la pavimentazione era ricoperta dall’accumulo di calcinacci e guano. A seguito dell’ampliamento del XVI sec. la chiesa raggiunge dimensioni ragguardevoli, con tre navate di cinque campate con volta a crociera e due cappelle con cupola a destra e sinistra della campata dell’altare maggiore. La navata laterale a sud e le ultime due campate della navata centrale furono distrutte dal terremoto del 1857. Dopo il restauro del 1860 rimanevano solo le tre campate della navata centrale, la navata laterale a nord e il campanile a sud. Restaurata più volte negli ultimi secoli (in varie occasioni verificatesi soprattutto nei decenni poco prima, durante e dopo il XIX secolo), l’impianto più moderno risale alla metà del XVIII sec., periodo in cui furono costruite le cappelle laterali, conservate fino agli anni 70 del secolo scorso, ossia:
– cappella ed altare del SS. Sacramento (con sepoltura);
– cappella ed altare del SS. Crocifisso della Confraternita del Monte dei Morti, fondata nel 1683;
– cappella ed altare del SS Rosario, fondata verso la fine del secolo XVII;
– Cappella e altare della Santa Croce, fondati intorno al 1642;
– Cappella ed altare di San Giovanni Evangelista;
– Cappella e altare dell’Immacolata Concezione;
– Cappella ed altare di Sant’Antonio. Fondati alla fine del Seicento;
– Altare di San Leonardo;
– Cappella e altare della Beata Vergine Assunta.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Lafratta B., scheda in Insediamenti francescani in Basilicata – Un repertorio per la conoscenza, tutela e conservazione, Vol. II, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Matera, Basilicata Editrice, 1988, Calitro, C. R., & Catella, M. A. (2017). Craco, il paesaggio come Heimat. IN_BO. Ricerche E Progetti Per Il Territorio, La Città E l’architettura, 8(11), 500–515. https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6474 , D. D’Angella, Note storiche sul Comune di Craco, Pisticci 1986, Rescio P. 1998, Storia e architettura di Craco, in Basilicata Regione notizie: agenzia settimanale di informazione, v.11, n.3 pp. 93-96.
Scheda SCAN
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Foggiali

Al di sotto di Piazza San Giovanni, in prossimità della chiesa di S. Rocco e nell’area antistante alla chiesa di S. Giovanni Battista, sono stati intercettati diversi ambienti ipogei originariamente deputati a fosse granarie (cd. foggiali), riutilizzate successivamente come cantine, dimore e ambienti artigianali. Le strutture sono ricavate nel banco roccioso, hanno forma cilindrica, con copertura tronco-conica e presentano un pozzetto di approvvigionamento fisso al livello del piano di calpestio. L’articolazione delle coperture in voltine rimovibili consentiva di mantenere bassa l’ossigenazione dei vani, favorendo la conservazione dei cereali. Quest’ultima era garantita, inoltre, dall’applicazione di un rivestimento parietale in pozzolana, cocciopesto e argilla ferrosa (cd. “bolo russo”) che è stata riscontrata anche in alcuni silos in Capitanata.

Notizie storico-critiche

L’indagine archeologica condotta nel 2007 nell’area a sud della chiesa di S. Giovanni Battista ha permesso di verificare la preesistenza delle fosse granarie rispetto alla cava di estrazione del materiale adoperato per la costruzione di S. Maria la Nova. L’edificazione della chiesa, avvenuta nella metà del XIII secolo, rappresenta pertanto il terminus ante quem per la realizzazione dei foggiali. La concentrazione delle fosse rinvenute nell’area suggerisce che tali strutture servissero una vera e propria “area-dispensa” cittadina, piuttosto che singole abitazioni.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Archeologico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Siti archeologici
Categoria Disciplinare [Siti archeologici]
Definizione del Bene infrastruttura di servizio
Tipologia/Altre specifiche silos
Denominazione/Titolo Foggiali
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Piazza S. Giovanni
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.608031
Coordinata y 40.667464
Riferimento terminus ante quem
Fascia cronologica/periodo XIII
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Il sito è ubicato nel centro urbano di Matera che rappresenta un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative; la sua posizione, strategica rispetto agli assi di transito tra Ionio e Adriatico, la morfologia del territorio e la prossimità di alcune sorgenti fluviali, fra le quali quella copiosa dello Jurio, hanno favorito la frequentazione umana già in età molto remota, garantendo ampie possibilità di difesa e di sfruttamento economico dei paesaggi. Dal punto di vista geo-morfologico, il comprensorio materano è caratterizzato dalla stretta e profonda forra della Gravina nell’altipiano carsico della Murgia, roccia calcarenitica sedimentaria, di natura friabile, sede favorevole degli insediamenti in grotta sin dall’Età preistorica. L’area occupata dal nucleo insediativo antico è costituita dallo sperone della Civita che sovrasta due valloni naturali, a nord il Sasso Barisano e a sud il Sasso Caveoso. L’assetto urbanistico attuale deriva dalla sistemazione di età normanno-sveva e poi angioina delle mura, rintracciabile dall’analisi della cartografia storica e delle foto aeree e satellitari. Tale sistemazione prevedeva l’utilizzo delle difese naturali costituite dal versante a strapiombo della Gravina ad est e il consolidamento del tracciato attorno alla Civita.
Descrizione del bene Al di sotto di Piazza San Giovanni, in prossimità della chiesa di S. Rocco e nell’area antistante alla chiesa di S. Giovanni Battista, sono stati intercettati diversi ambienti ipogei originariamente deputati a fosse granarie (cd. foggiali), riutilizzate successivamente come cantine, dimore e ambienti artigianali. Le strutture sono ricavate nel banco roccioso, hanno forma cilindrica, con copertura tronco-conica e presentano un pozzetto di approvvigionamento fisso al livello del piano di calpestio. L’articolazione delle coperture in voltine rimovibili consentiva di mantenere bassa l’ossigenazione dei vani, favorendo la conservazione dei cereali. Quest’ultima era garantita, inoltre, dall’applicazione di un rivestimento parietale in pozzolana, cocciopesto e argilla ferrosa (cd. “bolo russo”) che è stata riscontrata anche in alcuni silos in Capitanata.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza Scavo archeologico condotto nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata (direzione Annamaria Patrone) in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (coordinamento Massimo Osanna, Francesca Sogliani).
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche L’indagine archeologica condotta nel 2007 nell’area a sud della chiesa di S. Giovanni Battista ha permesso di verificare la preesistenza delle fosse granarie rispetto alla cava di estrazione del materiale adoperato per la costruzione di S. Maria la Nova. L’edificazione della chiesa, avvenuta nella metà del XIII secolo, rappresenta pertanto il terminus ante quem per la realizzazione dei foggiali. La concentrazione delle fosse rinvenute nell’area suggerisce che tali strutture servissero una vera e propria “area-dispensa” cittadina, piuttosto che singole abitazioni.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Marchetta, Isabella 2008, Progetto CAM attraverso le attività sul campo: lo scavo in via San Biagio presso il sagrato della chiesa di San Giovanni Battista. Relazione preliminare, in R. Colucci et al., Un progetto di archeologia urbana a Matera. Ricerche preliminari per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, Siris 9, 120-129., Moliterni et al. 1987, Cronica de la Città di Matera nel Regno di Napoli (1595 e 1596) di Eustachio Verricelli, Matera., Sogliani, Francesca – Marchetta, Isabella 2012, Un contesto medievale di archeologia urbana: le indagini nell’area della chiesa di San Giovanni Battista a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster.
Scheda SCAN
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Necropoli di Santa Maria la Nova

Nel corso dei lavori di riqualificazione e consolidamento di Via S. Biagio a Matera è stata messa in luce una porzione di una vasta area cimiteriale estesa a sud della chiesa di S. Giovanni Battista, in uno spazio inizialmente extra moenia, inglobato in età post-medievale nel tessuto urbano. La necropoli occupa l’area interessata dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa di S. Maria la Nova (attuale S. Giovanni Battista) ed ha restituito diversi livelli di deposizione pertinenti ad almeno tre fasi cronologiche. La più antica risulta coeva alla fase edilizia originaria della chiesa (metà XIII secolo) ed è rappresentata da 84 inumazioni realizzate sia in fossa terragna che in cassa litica con struttura “a loggetta”, orientate in senso est-ovest e disposte in modo caotico e in più livelli di sovrapposizione. La seconda fase è relativa all’ultimo periodo di frequentazione della chiesa prima del trasferimento delle monache di Accon presso la Santissima Annunziata al Piano (1480). Il numero di deposizioni ad essa pertinenti (11 inumazioni in fossa terragna) sembra indicare un progressivo disuso dell’area cimiteriale in concomitanza con il progressivo abbandono della chiesa e delle fabbriche conventuali, avvenuto alla fine del XV secolo. Nel corso del XVII secolo si registra una terza fase di utilizzo della necropoli connessa agli interventi di riqualificazione dell’edificio di culto e alla costruzione, nell’area limitrofa, del nuovo Ospedale (1610). Le sepolture relative a questo periodo risultano realizzate sconvolgendo le deposizioni precedenti, distribuite in maniera casuale e secondo orientamenti diversi.
L’analisi dei dati e dei materiali rinvenuti conferma il lungo periodo d’uso della necropoli e consente di datare l’effettiva dismissione dell’area alla metà del XVIII secolo, in seguito alla costruzione di un nuovo cimitero parrocchiale (1746) lungo il lato settentrionale della chiesa.

Notizie storico-critiche

Il sito si inserisce nella vasta tematica dell’archeologia funeraria post-antica, contribuendo ad integrare i dati noti dallo studio di altri cimiteri tardomedievali individuati a Matera. La necropoli di Santa Maria la Nova mostra, in particolare, strette analogie cronologiche e tipologiche con il cimitero della chiesa di S. Pietro Barisano, caratterizzato dalla presenza di tombe “a loggetta”, da una fase di frequentazione in età angioina e dalla continuità di utilizzo fino al XVIII secolo (Sogliani, Marchetta 2012, pp. 212-213). L’indagine condotta nel sito permette, inoltre, di approfondire alcuni aspetti delle dinamiche insediative tra antichità e post-medioevo, ampliando le conoscenze sulla distribuzione e funzione degli spazi urbani e periurbani del territorio nel Medioevo. Nel XIII secolo si registra, in effetti, l’espansione del contesto urbano oltre i limiti definiti della cinta muraria, attorno agli edifici religiosi sorti nei pressi del centro politico-istituzionale della Civita e nei due quartieri Sasso Barisano e Sasso Caveoso. La lettura integrata dei dati archeologici e delle fonti documentarie, in particolare, attesta una continuità d’uso di quest’area extramuranea dalla fine del XII secolo all’abbandono del Carcere Regio borbonico nella metà del XX secolo (Sogliani, Marchetta 2012, p. 206; Panarelli 2012).

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Archeologico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Siti archeologici
Categoria Disciplinare area ad uso funerario
Definizione del Bene necropoli
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Necropoli di Santa Maria la Nova
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Via San Biagio
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.607889
Coordinata y 40.667604
Riferimento periodo di realizzazione
Fascia cronologica/periodo XIII
Da Prima metà XIII secolo
Validità
A 1746
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Il sito è ubicato nel centro urbano di Matera che rappresenta un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative; la sua posizione, strategica rispetto agli assi di transito tra Ionio e Adriatico, la morfologia del territorio e la prossimità di alcune sorgenti fluviali, fra le quali quella copiosa dello Jurio, hanno favorito la frequentazione umana già in età molto remota, garantendo ampie possibilità di difesa e di sfruttamento economico dei paesaggi. Dal punto di vista geo-morfologico, il comprensorio materano è caratterizzato dalla stretta e profonda forra della Gravina nell’altipiano carsico della Murgia, roccia calcarenitica sedimentaria, di natura friabile, sede favorevole degli insediamenti in grotta sin dall’Età preistorica. L’area occupata dal nucleo insediativo antico è costituita dallo sperone della Civita che sovrasta due valloni naturali, a nord il Sasso Barisano e a sud il Sasso Caveoso.
Descrizione del bene Nel corso dei lavori di riqualificazione e consolidamento di Via S. Biagio a Matera è stata messa in luce una porzione di una vasta area cimiteriale estesa a sud della chiesa di S. Giovanni Battista, in uno spazio inizialmente extra moenia, inglobato in età post-medievale nel tessuto urbano. La necropoli occupa l’area interessata dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa di S. Maria la Nova (attuale S. Giovanni Battista) ed ha restituito diversi livelli di deposizione pertinenti ad almeno tre fasi cronologiche. La più antica risulta coeva alla fase edilizia originaria della chiesa (metà XIII secolo) ed è rappresentata da 84 inumazioni realizzate sia in fossa terragna che in cassa litica con struttura “a loggetta”, orientate in senso est-ovest e disposte in modo caotico e in più livelli di sovrapposizione. La seconda fase è relativa all’ultimo periodo di frequentazione della chiesa prima del trasferimento delle monache di Accon presso la Santissima Annunziata al Piano (1480). Il numero di deposizioni ad essa pertinenti (11 inumazioni in fossa terragna) sembra indicare un progressivo disuso dell’area cimiteriale in concomitanza con il progressivo abbandono della chiesa e delle fabbriche conventuali, avvenuto alla fine del XV secolo. Nel corso del XVII secolo si registra una terza fase di utilizzo della necropoli connessa agli interventi di riqualificazione dell’edificio di culto e alla costruzione, nell’area limitrofa, del nuovo Ospedale (1610). Le sepolture relative a questo periodo risultano realizzate sconvolgendo le deposizioni precedenti, distribuite in maniera casuale e secondo orientamenti diversi.
L’analisi dei dati e dei materiali rinvenuti conferma il lungo periodo d’uso della necropoli e consente di datare l’effettiva dismissione dell’area alla metà del XVIII secolo, in seguito alla costruzione di un nuovo cimitero parrocchiale (1746) lungo il lato settentrionale della chiesa.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza Indagine archeologica condotta nel 2007 dalla SABAP-BAS (responsabile scientifico A. Patrone) in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (coordinatori M. Osanna, F. Sogliani)
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Il sito si inserisce nella vasta tematica dell’archeologia funeraria post-antica, contribuendo ad integrare i dati noti dallo studio di altri cimiteri tardomedievali individuati a Matera. La necropoli di Santa Maria la Nova mostra, in particolare, strette analogie cronologiche e tipologiche con il cimitero della chiesa di S. Pietro Barisano, caratterizzato dalla presenza di tombe “a loggetta”, da una fase di frequentazione in età angioina e dalla continuità di utilizzo fino al XVIII secolo (Sogliani, Marchetta 2012, pp. 212-213). L’indagine condotta nel sito permette, inoltre, di approfondire alcuni aspetti delle dinamiche insediative tra antichità e post-medioevo, ampliando le conoscenze sulla distribuzione e funzione degli spazi urbani e periurbani del territorio nel Medioevo. Nel XIII secolo si registra, in effetti, l’espansione del contesto urbano oltre i limiti definiti della cinta muraria, attorno agli edifici religiosi sorti nei pressi del centro politico-istituzionale della Civita e nei due quartieri Sasso Barisano e Sasso Caveoso. La lettura integrata dei dati archeologici e delle fonti documentarie, in particolare, attesta una continuità d’uso di quest’area extramuranea dalla fine del XII secolo all’abbandono del Carcere Regio borbonico nella metà del XX secolo (Sogliani, Marchetta 2012, p. 206; Panarelli 2012).
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Marchetta I. 2008, Lo scavo in via San Biagio presso il sagrato della chiesa di San Giovanni Battista. Relazione preliminare, in R. Colucci et al., Un progetto per l’archeologia urbana a Matera. Studio dei contesti urbani per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, Siris 9, 120-129., Sogliani F. 2008, Matera in età post-antica, in R. Colucci et al., Un progetto di archeologia urbana a Matera. Ricerche preliminari per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, in: Siris 9 (2008), 111-120., Sogliani F. – Marchetta I. 2012, Un contesto medievale di archeologia urbana: Le indagini nell’area della chiesa di San Giovanni Battista a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), 203-244., Panarelli F. 2012, Le origini del monastero femminile di Santa Maria la Nova tra storia e storiografia, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster, 1-58.
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