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Stipi votive Matera Timmari

Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce due stipi votive costituite da ingenti quantità di reperti mobili quali frammenti ceramici di varie classi e tipologie, terrecotte votive, diskoi o oscilla fittili, busti femminili, figure muliebri stanti o in trono, ma anche reperti in metallo quali armi e attrezzi in ferro ed ogetti d’ornamento. Le stipi sarebbero da attribuire a divinità femminili legate al mondo ctonio come Demetra e Kore.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Complessi archeologici
Categoria Disciplinare STRUTTURE PER IL CULTO
Definizione del Bene santuario
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Stipi votive Matera Timmari
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.490985
Coordinata y 40.655191
Riferimento
Fascia cronologica/periodo VI a.C.-III a.C.
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene Le ricerche archeologiche hanno portato alla luce due stipi votive costituite da ingenti quantità di reperti mobili quali frammenti ceramici di varie classi e tipologie, terrecotte votive, diskoi o oscilla fittili, busti femminili, figure muliebri stanti o in trono, ma anche reperti in metallo quali armi e attrezzi in ferro ed ogetti d’ornamento. Le stipi sarebbero da attribuire a divinità femminili legate al mondo ctonio come Demetra e Kore.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Mastronuzzi Giovanni, Repertorio dei contesti culturali indigeni in Italia Meridionale. 1. Età arcaica, Bari (2005), pp. 114 – 116., http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/bene/dettagliobene179493 (consultato il: 04/01/2023); Mastronuzzi Giovanni, Repertorio dei contesti culturali indigeni in Italia Meridionale. 1. Età arcaica, Bari (2005)pp. 114 – 116, https://rsdi.regione.basilicata.it/viewGis/?project=5FCEE499-0BEB-FA86-7561-43913D3D1B65, Lo Porto Felice Gino, Timmari. L’abitato, le necropoli, la stipe votiva, Roma (1991).
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Cripta del Peccato Originale

La Cripta è un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo (secc. VIII-IX) caratterizzato da ciclo pittorico post carolingio di scuola beneventana con influenze decorative orientali. L’architettura è formata da un ambiente unico, a pianta trapezoidale, con tre absidi rivolte ad est e un soffitto alto circa 3 metri, probabilmente ottenuta regolarizzando una preesistente cavità carsica. All’esterno si notano i segni di antiche tombe profanate da tempo.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico o Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene cenobio
Tipologia/Altre specifiche rupestre
Denominazione/Titolo Cripta del Peccato Originale
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.56384071
Coordinata y 40.6201983
Riferimento Arco di tempo di realizzazione
Fascia cronologica/periodo VIII-IX
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene La Cripta è un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo (secc. VIII-IX) caratterizzato da ciclo pittorico post carolingio di scuola beneventana con influenze decorative orientali. L’architettura è formata da un ambiente unico, a pianta trapezoidale, con tre absidi rivolte ad est e un soffitto alto circa 3 metri, probabilmente ottenuta regolarizzando una preesistente cavità carsica. All’esterno si notano i segni di antiche tombe profanate da tempo.
Apparato iconografico/decorativo La parete meridionale è occupata per intero da un importante affresco con le scene tratte dall’Antico Testamento e più nello specifico dalla Genesi (1, 1-5): la Creazione della Luce, la Creazione della Tenebra, la Creazione di Adamo, la Creazione di Eva, l’Albero della Conoscenza e la Tentazione di Eva. Dall’analisi stilistica e visiva risulta la presenza di maestranze diverse:la creazione dei Progenitori è infatti di maggiore raffinatezza rispetto alle raffigurazioni delle tre absidi.
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Domenico Ridola, La Grotta dei pipistrelli e la Grotta funeraria in Matera, Tipografia B. Conti, Matera 1912, p. 7.
Raffaello de Ruggieri in Gioia Bertelli, Marcello Mignozzi, La Grotta del Peccato originale a Matera, Adda Editore, Bari, 2013, p. 1.
Rosalba Demetrio, Matera. Forma et imago urbis, Barile Editore, (Collana Zetema) Irsina, 2014, p. 21.
, A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata, De Luca Editore, 2001 (originariamente pubblicato nel 1981)
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Chiesa di San Salvatore

La chiesa presenta una struttura distintiva con pareti in tufo e pietra a vista. Il tetto è a due falde con copertura in Coppi. L’interno è caratterizzato da pareti in tufo a vista e un pavimento in cotto antico. Questa chiesa è a navata singola e ospita affreschi del Settecento. Nell’abside si trova un affresco raffigurante Cristo tra la Vergine Maria a sinistra e San Giovanni Battista a destra. Sebbene lo stile artistico non sia di derivazione bizantina, l’iconografia dei Santi rappresentati richiama il concetto greco di “Deesis”, che è diffuso in Oriente. Sul pilastro a sinistra del presbiterio si trova un affresco raffigurante l’Arcangelo Raffaele con Tobia, mentre sul lato destro è rappresentata l’immagine di un vescovo, accanto a un passaggio che conduce alla sacrestia. All’interno della chiesa, spicca una passerella in mattoni decorati che si estende fino all’altare.Esternamente, la chiesa è costruita in muratura portante e pietra locale, comunemente chiamata tufo, a vista, con un tetto a doppia falda. Sulla porta d’ingresso, restaurata dal professore Massimo Bertolini, è presente una finestra a forma di croce e un campanile. La croce segue uno stile greco, suggerendo una possibile connessione con gli Ordini Templari, poiché Matera ospita diversi luoghi di culto associati a questi ordini.

Notizie storico-critiche

Nel XI secolo sorgeva un monastero chiamato San Nicola de Timaris, che nel 1310 fu trasformato in un monastero benedettino dedicato al Santissimo Salvatore. Dopo l’abbandono dei monaci benedettini, l’unica struttura ancora rimasta è la chiesa, insieme a un locale dismesso e a una torre campanaria con feritoia. Per evitare che la chiesa cadesse in rovina, l’Arcivescovo di Acerenza e Matera, monsignor Lanfreschi, nel XVIII secolo affidò alla Confraternità del Confalone il compito di gestirla e abbellirla, chiamando sacerdoti per celebrare messe solenni. Nel 1754 fu restaurata la facciata esterna, dotandola di un arco a sesto acuto e aggiungendo un campanile a vela.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico o Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene chiesa
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Chiesa di San Salvatore
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Matera – Località Timmari C.da Timmari
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.490757
Coordinata y 40.656574
Riferimento
Fascia cronologica/periodo XIV
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) La città di Matera si è sviluppata nel corso dei millenni in continuità temporale e spaziale come forma di compromesso tra uomo e natura e l’aspetto attuale della città risulta da un processo insediativo lungo e complesso, che può essere analizzato a partire dai segni impressi sul paesaggio e dagli elementi che lo caratterizzano. La morfologia rupestre del sito ha reso possibile che diventasse un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative già dal II millennio a.C. fino alla piena età medievale. Numerosi furono gli elementi che ne favorirono la frequentazione umana: la sua posizione strategica tra Mar Ionio e Mar Adriatico, il suo essere naturalmente difesa, la prossimità di sorgenti fluviali, la presenza di terreni fertili e adatti all’allevamento, nonché di grotte naturali, che si formarono dall’erosione meccanica e dalla corrosione della calcarenite plio-pleistocenica. Lo sviluppo dei Sassi è avvenuto sul versante destro della forra stretta e profonda del torrente Gravina, assecondando l’acclività del terreno, attraverso un sistema di gradinate multiple, integrando i terrazzi naturali con muraglioni a strapiombo sulla Gravina, con pareti verticali, parallele al ciglio della forra e subordinatamente all’asse dei due grabiglioni, due corsi d’acqua che furono regimentati nel corso degli anni ‘20 del 1900. Nel centro storico, nei pressi del Castello Tramontano e in Piazza San Francesco, le prime fasi di popolamento risalgono al Neolitico in un’area di leggera altura favorevole all’insediamento umano. Dal piccolo nucleo insediato sulle balze scoscese del colle Civita, Matera si è poi originata prevalentemente in epoca altomedievale con la costruzione delle fortificazioni; dal 1700-1800 ha subito, con l’espansione demografica, una forte regressione nelle condizioni di vita delle masse, costrette a occupare ogni cavità esistente e a convivere con le bestie, fino all’abbandono e all’attuale trasformazione di case ad uso residenziale in esercizi ricettivi.
Descrizione del bene La chiesa presenta una struttura distintiva con pareti in tufo e pietra a vista. Il tetto è a due falde con copertura in Coppi. L’interno è caratterizzato da pareti in tufo a vista e un pavimento in cotto antico. Questa chiesa è a navata singola e ospita affreschi del Settecento. Nell’abside si trova un affresco raffigurante Cristo tra la Vergine Maria a sinistra e San Giovanni Battista a destra. Sebbene lo stile artistico non sia di derivazione bizantina, l’iconografia dei Santi rappresentati richiama il concetto greco di “Deesis”, che è diffuso in Oriente. Sul pilastro a sinistra del presbiterio si trova un affresco raffigurante l’Arcangelo Raffaele con Tobia, mentre sul lato destro è rappresentata l’immagine di un vescovo, accanto a un passaggio che conduce alla sacrestia. All’interno della chiesa, spicca una passerella in mattoni decorati che si estende fino all’altare.Esternamente, la chiesa è costruita in muratura portante e pietra locale, comunemente chiamata tufo, a vista, con un tetto a doppia falda. Sulla porta d’ingresso, restaurata dal professore Massimo Bertolini, è presente una finestra a forma di croce e un campanile. La croce segue uno stile greco, suggerendo una possibile connessione con gli Ordini Templari, poiché Matera ospita diversi luoghi di culto associati a questi ordini.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Nel XI secolo sorgeva un monastero chiamato San Nicola de Timaris, che nel 1310 fu trasformato in un monastero benedettino dedicato al Santissimo Salvatore. Dopo l’abbandono dei monaci benedettini, l’unica struttura ancora rimasta è la chiesa, insieme a un locale dismesso e a una torre campanaria con feritoia. Per evitare che la chiesa cadesse in rovina, l’Arcivescovo di Acerenza e Matera, monsignor Lanfreschi, nel XVIII secolo affidò alla Confraternità del Confalone il compito di gestirla e abbellirla, chiamando sacerdoti per celebrare messe solenni. Nel 1754 fu restaurata la facciata esterna, dotandola di un arco a sesto acuto e aggiungendo un campanile a vela.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale bene di interessi culturare non verificato
Bibliografia/sitografia https://www.beweb.chiesacattolica.it/edificidiculto/edificio/70858/Chiesa+del+Santissimo+Salvatore+a+Timmari
Scheda SCAN
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Chiesa di San Giovanni Battista (già Santa Maria La Nova)

L’edificio, in origine intitolato a Santa Maria La Nova, fu costruito verosimilmente a partire dal 1233, anno in cui un documento tramandato dal Codice Diplomatico di Matera (Panarelli 2008) attesta la nomina da parte delle Monache di Accon – qui insediate per volontà del vescovo Andrea – di un procuratore generale per gestire le questioni economiche legate alla fabbrica della chiesa (Panarelli 2012, pp. 46-47). L’accesso alla fabbrica, originariamente situato lungo il muro perimetrale ovest, attualmente è costituito dal un portale monumentale realizzato lungo il fianco sud. I lavori di ripristino dell’area eseguiti nel 1793 hanno apportato alcune modifiche al prospetto meridionale, addossando alla facciata una fodera ad arconi con nicchia centrale che accoglie la statua di S. Giovanni Battista (Foti 1996). Allo stesso programma di interventi sono da attribuite la costruzione del campanile e l’inserimento degli arconi di contrafforte. L’interno ha pianta a tre navate, con transetto non aggettante, divise da pilastri polistili che sorreggono capitelli con decorazioni fitomorfe e antropomorfe. Gli elementi scultorei trovano un confronto con quelli della Cattedrale e di S. Domenico, a Matera, e si riallacciano al modello leccese dei Ss. Nicolò e Cataldo, dal quale sembra ripreso anche l’impianto. Lungo i muri perimetrali corre un ballatoio accessibile tramite un sistema di scale di cui resta integra quella della navata destra, ricavata nello spessore della muratura. A nord della chiesa erano ubicate, probabilmente, le fabbriche conventuali, oggi del tutto scomparse. Nel 1480, il trasferimento delle Monache presso il convento della Santissima Annunziata al Piano determina l’abbandono dell’edificio fino al XVII secolo, quando la costruzione dell’hospitium, nel 1610, porta al ripristino delle strutture ecclesiastiche. L’ultima fase edilizia si registra alla fine del XVII secolo con il trasferimento, nel sito, della Parrocchia di San Giovanni (1695).

Notizie storico-critiche

Secondo le fonti documentarie un primitivo impianto della chiesa potrebbe risalire ad una data precedente al 1204, anno in cui un atto notarile testimonia una vendita effettuata ad Angelo de Ulmis Abbati ecclesie Sante Marie Nove (Panarelli 2012, p. 43). I sondaggi condotti nel 1969 all’interno della chiesa documentano la presenza di un basamento in blocchi di tufo che potrebbe rappresentare il livello pavimentale della fabbrica in una fase precedente la costruzione delle strutture attuali; i dati a sostegno di tale interpretazione risultano, tuttavia, insufficienti. A tal proposito si segnala che le indagini archeologiche condotte nel 2007 hanno permesso di intercettare, a ca. -1 m dall’attuale calpestio, il piano di posa delle fondazioni, rappresentato dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa. La stratigrafia messa in luce sembra escludere che l’edificio s’imposti su precedenti livelli di fondazione (Foti 1996, p. 102; Marchetta 2008, p. 25); l’analisi dei reperti rinvenuti nel riempimento della cava rimanda ad un ambito cronologico non anteriore alla metà del XIII secolo. Gli scavi archeologici più recenti hanno inoltre evidenziato la presenza, presso la chiesa di S. Giovanni Battista, di un locale ipogeo realizzato attraverso il riutilizzo di tredici fosse granaie. Queste ultime sono identificabili con i foggiali noti dalle fonti (Ughelli 1721, t. VIII coll. 40), preesistenti alla chiesa (Sogliani, Marchetta 2012, p. 224) e da cui deriva il toponimo, diffuso dal XIII secolo, di S. Maria ai Foggiali. La costruzione dell’edificio di culto in un’area occupata da tali strutture testimonia l’importante ruolo socio-economico rivestito dalla chiesa di S. Maria la Nova in epoca medievale.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Archeologico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Monumenti archeologici
Categoria Disciplinare STRUTTURE PER IL CULTO
Definizione del Bene edificio di culto
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Chiesa di San Giovanni Battista (già Santa Maria La Nova)
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Via S. Biagio, snc
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.607948
Coordinata y 40.667712
Riferimento anno di realizzazione
Fascia cronologica/periodo XIII
Da 1233
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Il sito è ubicato nel centro urbano di Matera che rappresenta un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative; la sua posizione, strategica rispetto agli assi di transito tra Ionio e Adriatico, la morfologia del territorio e la prossimità di alcune sorgenti fluviali, fra le quali quella copiosa dello Jurio, hanno favorito la frequentazione umana già in età molto remota, garantendo ampie possibilità di difesa e di sfruttamento economico dei paesaggi. Dal punto di vista geo-morfologico, il comprensorio materano è caratterizzato dalla stretta e profonda forra della Gravina nell’altipiano carsico della Murgia, roccia calcarenitica sedimentaria, di natura friabile, sede favorevole degli insediamenti in grotta sin dall’Età preistorica. L’area occupata dal nucleo insediativo antico è costituita dallo sperone della Civita che sovrasta due valloni naturali, a nord il Sasso Barisano e a sud il Sasso Caveoso. L’assetto urbanistico attuale deriva dalla sistemazione di età normanno-sveva e poi angioina delle mura, rintracciabile dall’analisi della cartografia storica e delle foto aeree e satellitari. Tale sistemazione prevedeva l’utilizzo delle difese naturali costituite dal versante a strapiombo della Gravina ad est e il consolidamento del tracciato attorno alla Civita.
Descrizione del bene L’edificio, in origine intitolato a Santa Maria La Nova, fu costruito verosimilmente a partire dal 1233, anno in cui un documento tramandato dal Codice Diplomatico di Matera (Panarelli 2008) attesta la nomina da parte delle Monache di Accon – qui insediate per volontà del vescovo Andrea – di un procuratore generale per gestire le questioni economiche legate alla fabbrica della chiesa (Panarelli 2012, pp. 46-47). L’accesso alla fabbrica, originariamente situato lungo il muro perimetrale ovest, attualmente è costituito dal un portale monumentale realizzato lungo il fianco sud. I lavori di ripristino dell’area eseguiti nel 1793 hanno apportato alcune modifiche al prospetto meridionale, addossando alla facciata una fodera ad arconi con nicchia centrale che accoglie la statua di S. Giovanni Battista (Foti 1996). Allo stesso programma di interventi sono da attribuite la costruzione del campanile e l’inserimento degli arconi di contrafforte. L’interno ha pianta a tre navate, con transetto non aggettante, divise da pilastri polistili che sorreggono capitelli con decorazioni fitomorfe e antropomorfe. Gli elementi scultorei trovano un confronto con quelli della Cattedrale e di S. Domenico, a Matera, e si riallacciano al modello leccese dei Ss. Nicolò e Cataldo, dal quale sembra ripreso anche l’impianto. Lungo i muri perimetrali corre un ballatoio accessibile tramite un sistema di scale di cui resta integra quella della navata destra, ricavata nello spessore della muratura. A nord della chiesa erano ubicate, probabilmente, le fabbriche conventuali, oggi del tutto scomparse. Nel 1480, il trasferimento delle Monache presso il convento della Santissima Annunziata al Piano determina l’abbandono dell’edificio fino al XVII secolo, quando la costruzione dell’hospitium, nel 1610, porta al ripristino delle strutture ecclesiastiche. L’ultima fase edilizia si registra alla fine del XVII secolo con il trasferimento, nel sito, della Parrocchia di San Giovanni (1695).
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza Sondaggi e interventi di restauro eseguiti nel 1994 dalla Soprintendenza Archeologica; scavo archeologico condotto nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata (direzione Annamaria Patrone), in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (coordinamento Massimo Osanna, Francesca Sogliani).
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Secondo le fonti documentarie un primitivo impianto della chiesa potrebbe risalire ad una data precedente al 1204, anno in cui un atto notarile testimonia una vendita effettuata ad Angelo de Ulmis Abbati ecclesie Sante Marie Nove (Panarelli 2012, p. 43). I sondaggi condotti nel 1969 all’interno della chiesa documentano la presenza di un basamento in blocchi di tufo che potrebbe rappresentare il livello pavimentale della fabbrica in una fase precedente la costruzione delle strutture attuali; i dati a sostegno di tale interpretazione risultano, tuttavia, insufficienti. A tal proposito si segnala che le indagini archeologiche condotte nel 2007 hanno permesso di intercettare, a ca. -1 m dall’attuale calpestio, il piano di posa delle fondazioni, rappresentato dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa. La stratigrafia messa in luce sembra escludere che l’edificio s’imposti su precedenti livelli di fondazione (Foti 1996, p. 102; Marchetta 2008, p. 25); l’analisi dei reperti rinvenuti nel riempimento della cava rimanda ad un ambito cronologico non anteriore alla metà del XIII secolo. Gli scavi archeologici più recenti hanno inoltre evidenziato la presenza, presso la chiesa di S. Giovanni Battista, di un locale ipogeo realizzato attraverso il riutilizzo di tredici fosse granaie. Queste ultime sono identificabili con i foggiali noti dalle fonti (Ughelli 1721, t. VIII coll. 40), preesistenti alla chiesa (Sogliani, Marchetta 2012, p. 224) e da cui deriva il toponimo, diffuso dal XIII secolo, di S. Maria ai Foggiali. La costruzione dell’edificio di culto in un’area occupata da tali strutture testimonia l’importante ruolo socio-economico rivestito dalla chiesa di S. Maria la Nova in epoca medievale.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Foti C. 1996, Ai margini della città murata. Gli insediamenti monastici di San Domenico e Santa Maria la Nova a Matera, Venosa., Derosa L. 2012, Storia di un edificio della Puglia storica. La chiesa di Santa Maria la Nova a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster, 207-254., Marchetta I. 2008, Lo scavo in via San Biagio presso il sagrato della chiesa di San Giovanni Battista. Relazione preliminare, in R. Colucci et al., Un progetto di archeologia urbana a Matera. Ricerche preliminari per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, Siris 9, 120-129., Sogliani F. – Marchetta I. 2012, Un contesto medievale di archeologia urbana: le indagini nell’area della chiesa di San Giovanni Battista a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), 167-206., Panarelli F. 2012, “Le origini del monastero femminile di Santa Maria la Nova tra storia e storiografia”, in F. Panarelli (acura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster, 1-58., Panarelli F. 2008, Il Fondo Annunziata (1237-1493). Codice Diplomatico di Matera, I, Fonti Medievali e moderne 15, Congedo, Galatina. , Kemper D. 1994, SS. Niccolò e Cataldo in Lecce als ein Ausgangspunkt für die Entwicklung mittelalterlicher Bauplastik in Apulien und der Basilicata (Manuskripte zur Kunstwissenschaft in der Wernerschen Verlagsgesellschaft 41), Worms., Ughelli F. 1721, Italia Sacra sive de Episcopis Italiae et Insularum Adiacentius, apud Sebastiano Coleti, Venetiis 1721, tomo VIII, coll. 38-40.
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Necropoli di Santa Maria la Nova

Nel corso dei lavori di riqualificazione e consolidamento di Via S. Biagio a Matera è stata messa in luce una porzione di una vasta area cimiteriale estesa a sud della chiesa di S. Giovanni Battista, in uno spazio inizialmente extra moenia, inglobato in età post-medievale nel tessuto urbano. La necropoli occupa l’area interessata dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa di S. Maria la Nova (attuale S. Giovanni Battista) ed ha restituito diversi livelli di deposizione pertinenti ad almeno tre fasi cronologiche. La più antica risulta coeva alla fase edilizia originaria della chiesa (metà XIII secolo) ed è rappresentata da 84 inumazioni realizzate sia in fossa terragna che in cassa litica con struttura “a loggetta”, orientate in senso est-ovest e disposte in modo caotico e in più livelli di sovrapposizione. La seconda fase è relativa all’ultimo periodo di frequentazione della chiesa prima del trasferimento delle monache di Accon presso la Santissima Annunziata al Piano (1480). Il numero di deposizioni ad essa pertinenti (11 inumazioni in fossa terragna) sembra indicare un progressivo disuso dell’area cimiteriale in concomitanza con il progressivo abbandono della chiesa e delle fabbriche conventuali, avvenuto alla fine del XV secolo. Nel corso del XVII secolo si registra una terza fase di utilizzo della necropoli connessa agli interventi di riqualificazione dell’edificio di culto e alla costruzione, nell’area limitrofa, del nuovo Ospedale (1610). Le sepolture relative a questo periodo risultano realizzate sconvolgendo le deposizioni precedenti, distribuite in maniera casuale e secondo orientamenti diversi.
L’analisi dei dati e dei materiali rinvenuti conferma il lungo periodo d’uso della necropoli e consente di datare l’effettiva dismissione dell’area alla metà del XVIII secolo, in seguito alla costruzione di un nuovo cimitero parrocchiale (1746) lungo il lato settentrionale della chiesa.

Notizie storico-critiche

Il sito si inserisce nella vasta tematica dell’archeologia funeraria post-antica, contribuendo ad integrare i dati noti dallo studio di altri cimiteri tardomedievali individuati a Matera. La necropoli di Santa Maria la Nova mostra, in particolare, strette analogie cronologiche e tipologiche con il cimitero della chiesa di S. Pietro Barisano, caratterizzato dalla presenza di tombe “a loggetta”, da una fase di frequentazione in età angioina e dalla continuità di utilizzo fino al XVIII secolo (Sogliani, Marchetta 2012, pp. 212-213). L’indagine condotta nel sito permette, inoltre, di approfondire alcuni aspetti delle dinamiche insediative tra antichità e post-medioevo, ampliando le conoscenze sulla distribuzione e funzione degli spazi urbani e periurbani del territorio nel Medioevo. Nel XIII secolo si registra, in effetti, l’espansione del contesto urbano oltre i limiti definiti della cinta muraria, attorno agli edifici religiosi sorti nei pressi del centro politico-istituzionale della Civita e nei due quartieri Sasso Barisano e Sasso Caveoso. La lettura integrata dei dati archeologici e delle fonti documentarie, in particolare, attesta una continuità d’uso di quest’area extramuranea dalla fine del XII secolo all’abbandono del Carcere Regio borbonico nella metà del XX secolo (Sogliani, Marchetta 2012, p. 206; Panarelli 2012).

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Archeologico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Siti archeologici
Categoria Disciplinare area ad uso funerario
Definizione del Bene necropoli
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Necropoli di Santa Maria la Nova
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Via San Biagio
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.607889
Coordinata y 40.667604
Riferimento periodo di realizzazione
Fascia cronologica/periodo XIII
Da Prima metà XIII secolo
Validità
A 1746
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Il sito è ubicato nel centro urbano di Matera che rappresenta un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative; la sua posizione, strategica rispetto agli assi di transito tra Ionio e Adriatico, la morfologia del territorio e la prossimità di alcune sorgenti fluviali, fra le quali quella copiosa dello Jurio, hanno favorito la frequentazione umana già in età molto remota, garantendo ampie possibilità di difesa e di sfruttamento economico dei paesaggi. Dal punto di vista geo-morfologico, il comprensorio materano è caratterizzato dalla stretta e profonda forra della Gravina nell’altipiano carsico della Murgia, roccia calcarenitica sedimentaria, di natura friabile, sede favorevole degli insediamenti in grotta sin dall’Età preistorica. L’area occupata dal nucleo insediativo antico è costituita dallo sperone della Civita che sovrasta due valloni naturali, a nord il Sasso Barisano e a sud il Sasso Caveoso.
Descrizione del bene Nel corso dei lavori di riqualificazione e consolidamento di Via S. Biagio a Matera è stata messa in luce una porzione di una vasta area cimiteriale estesa a sud della chiesa di S. Giovanni Battista, in uno spazio inizialmente extra moenia, inglobato in età post-medievale nel tessuto urbano. La necropoli occupa l’area interessata dalla cava di estrazione del materiale da costruzione per la chiesa di S. Maria la Nova (attuale S. Giovanni Battista) ed ha restituito diversi livelli di deposizione pertinenti ad almeno tre fasi cronologiche. La più antica risulta coeva alla fase edilizia originaria della chiesa (metà XIII secolo) ed è rappresentata da 84 inumazioni realizzate sia in fossa terragna che in cassa litica con struttura “a loggetta”, orientate in senso est-ovest e disposte in modo caotico e in più livelli di sovrapposizione. La seconda fase è relativa all’ultimo periodo di frequentazione della chiesa prima del trasferimento delle monache di Accon presso la Santissima Annunziata al Piano (1480). Il numero di deposizioni ad essa pertinenti (11 inumazioni in fossa terragna) sembra indicare un progressivo disuso dell’area cimiteriale in concomitanza con il progressivo abbandono della chiesa e delle fabbriche conventuali, avvenuto alla fine del XV secolo. Nel corso del XVII secolo si registra una terza fase di utilizzo della necropoli connessa agli interventi di riqualificazione dell’edificio di culto e alla costruzione, nell’area limitrofa, del nuovo Ospedale (1610). Le sepolture relative a questo periodo risultano realizzate sconvolgendo le deposizioni precedenti, distribuite in maniera casuale e secondo orientamenti diversi.
L’analisi dei dati e dei materiali rinvenuti conferma il lungo periodo d’uso della necropoli e consente di datare l’effettiva dismissione dell’area alla metà del XVIII secolo, in seguito alla costruzione di un nuovo cimitero parrocchiale (1746) lungo il lato settentrionale della chiesa.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza Indagine archeologica condotta nel 2007 dalla SABAP-BAS (responsabile scientifico A. Patrone) in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (coordinatori M. Osanna, F. Sogliani)
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche Il sito si inserisce nella vasta tematica dell’archeologia funeraria post-antica, contribuendo ad integrare i dati noti dallo studio di altri cimiteri tardomedievali individuati a Matera. La necropoli di Santa Maria la Nova mostra, in particolare, strette analogie cronologiche e tipologiche con il cimitero della chiesa di S. Pietro Barisano, caratterizzato dalla presenza di tombe “a loggetta”, da una fase di frequentazione in età angioina e dalla continuità di utilizzo fino al XVIII secolo (Sogliani, Marchetta 2012, pp. 212-213). L’indagine condotta nel sito permette, inoltre, di approfondire alcuni aspetti delle dinamiche insediative tra antichità e post-medioevo, ampliando le conoscenze sulla distribuzione e funzione degli spazi urbani e periurbani del territorio nel Medioevo. Nel XIII secolo si registra, in effetti, l’espansione del contesto urbano oltre i limiti definiti della cinta muraria, attorno agli edifici religiosi sorti nei pressi del centro politico-istituzionale della Civita e nei due quartieri Sasso Barisano e Sasso Caveoso. La lettura integrata dei dati archeologici e delle fonti documentarie, in particolare, attesta una continuità d’uso di quest’area extramuranea dalla fine del XII secolo all’abbandono del Carcere Regio borbonico nella metà del XX secolo (Sogliani, Marchetta 2012, p. 206; Panarelli 2012).
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Marchetta I. 2008, Lo scavo in via San Biagio presso il sagrato della chiesa di San Giovanni Battista. Relazione preliminare, in R. Colucci et al., Un progetto per l’archeologia urbana a Matera. Studio dei contesti urbani per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, Siris 9, 120-129., Sogliani F. 2008, Matera in età post-antica, in R. Colucci et al., Un progetto di archeologia urbana a Matera. Ricerche preliminari per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, in: Siris 9 (2008), 111-120., Sogliani F. – Marchetta I. 2012, Un contesto medievale di archeologia urbana: Le indagini nell’area della chiesa di San Giovanni Battista a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), 203-244., Panarelli F. 2012, Le origini del monastero femminile di Santa Maria la Nova tra storia e storiografia, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster, 1-58.
Scheda SCAN
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Foggiali

Al di sotto di Piazza San Giovanni, in prossimità della chiesa di S. Rocco e nell’area antistante alla chiesa di S. Giovanni Battista, sono stati intercettati diversi ambienti ipogei originariamente deputati a fosse granarie (cd. foggiali), riutilizzate successivamente come cantine, dimore e ambienti artigianali. Le strutture sono ricavate nel banco roccioso, hanno forma cilindrica, con copertura tronco-conica e presentano un pozzetto di approvvigionamento fisso al livello del piano di calpestio. L’articolazione delle coperture in voltine rimovibili consentiva di mantenere bassa l’ossigenazione dei vani, favorendo la conservazione dei cereali. Quest’ultima era garantita, inoltre, dall’applicazione di un rivestimento parietale in pozzolana, cocciopesto e argilla ferrosa (cd. “bolo russo”) che è stata riscontrata anche in alcuni silos in Capitanata.

Notizie storico-critiche

L’indagine archeologica condotta nel 2007 nell’area a sud della chiesa di S. Giovanni Battista ha permesso di verificare la preesistenza delle fosse granarie rispetto alla cava di estrazione del materiale adoperato per la costruzione di S. Maria la Nova. L’edificazione della chiesa, avvenuta nella metà del XIII secolo, rappresenta pertanto il terminus ante quem per la realizzazione dei foggiali. La concentrazione delle fosse rinvenute nell’area suggerisce che tali strutture servissero una vera e propria “area-dispensa” cittadina, piuttosto che singole abitazioni.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Archeologico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni archeologici
Tipo di Bene Culturale Siti archeologici
Categoria Disciplinare [Siti archeologici]
Definizione del Bene infrastruttura di servizio
Tipologia/Altre specifiche silos
Denominazione/Titolo Foggiali
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Piazza S. Giovanni
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.608031
Coordinata y 40.667464
Riferimento terminus ante quem
Fascia cronologica/periodo XIII
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Il sito è ubicato nel centro urbano di Matera che rappresenta un palinsesto straordinario di stratificazioni insediative; la sua posizione, strategica rispetto agli assi di transito tra Ionio e Adriatico, la morfologia del territorio e la prossimità di alcune sorgenti fluviali, fra le quali quella copiosa dello Jurio, hanno favorito la frequentazione umana già in età molto remota, garantendo ampie possibilità di difesa e di sfruttamento economico dei paesaggi. Dal punto di vista geo-morfologico, il comprensorio materano è caratterizzato dalla stretta e profonda forra della Gravina nell’altipiano carsico della Murgia, roccia calcarenitica sedimentaria, di natura friabile, sede favorevole degli insediamenti in grotta sin dall’Età preistorica. L’area occupata dal nucleo insediativo antico è costituita dallo sperone della Civita che sovrasta due valloni naturali, a nord il Sasso Barisano e a sud il Sasso Caveoso. L’assetto urbanistico attuale deriva dalla sistemazione di età normanno-sveva e poi angioina delle mura, rintracciabile dall’analisi della cartografia storica e delle foto aeree e satellitari. Tale sistemazione prevedeva l’utilizzo delle difese naturali costituite dal versante a strapiombo della Gravina ad est e il consolidamento del tracciato attorno alla Civita.
Descrizione del bene Al di sotto di Piazza San Giovanni, in prossimità della chiesa di S. Rocco e nell’area antistante alla chiesa di S. Giovanni Battista, sono stati intercettati diversi ambienti ipogei originariamente deputati a fosse granarie (cd. foggiali), riutilizzate successivamente come cantine, dimore e ambienti artigianali. Le strutture sono ricavate nel banco roccioso, hanno forma cilindrica, con copertura tronco-conica e presentano un pozzetto di approvvigionamento fisso al livello del piano di calpestio. L’articolazione delle coperture in voltine rimovibili consentiva di mantenere bassa l’ossigenazione dei vani, favorendo la conservazione dei cereali. Quest’ultima era garantita, inoltre, dall’applicazione di un rivestimento parietale in pozzolana, cocciopesto e argilla ferrosa (cd. “bolo russo”) che è stata riscontrata anche in alcuni silos in Capitanata.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza Scavo archeologico condotto nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata (direzione Annamaria Patrone) in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (coordinamento Massimo Osanna, Francesca Sogliani).
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche L’indagine archeologica condotta nel 2007 nell’area a sud della chiesa di S. Giovanni Battista ha permesso di verificare la preesistenza delle fosse granarie rispetto alla cava di estrazione del materiale adoperato per la costruzione di S. Maria la Nova. L’edificazione della chiesa, avvenuta nella metà del XIII secolo, rappresenta pertanto il terminus ante quem per la realizzazione dei foggiali. La concentrazione delle fosse rinvenute nell’area suggerisce che tali strutture servissero una vera e propria “area-dispensa” cittadina, piuttosto che singole abitazioni.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Marchetta, Isabella 2008, Progetto CAM attraverso le attività sul campo: lo scavo in via San Biagio presso il sagrato della chiesa di San Giovanni Battista. Relazione preliminare, in R. Colucci et al., Un progetto di archeologia urbana a Matera. Ricerche preliminari per la redazione della Carta Archeologica di Matera (CAM) tra Antichità e Medioevo, Siris 9, 120-129., Moliterni et al. 1987, Cronica de la Città di Matera nel Regno di Napoli (1595 e 1596) di Eustachio Verricelli, Matera., Sogliani, Francesca – Marchetta, Isabella 2012, Un contesto medievale di archeologia urbana: le indagini nell’area della chiesa di San Giovanni Battista a Matera, in F. Panarelli (a cura di), Da Accon a Matera: Santa Maria la Nova, un monastero femminile tra dimensione mediterranea e identità urbana (XIII-XVI secolo), LIT Verlag Münster.
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Chiesa di San Nicola Vescovo – Craco

L’originario impianto planimetrico ad unica navata è stato successivamente ampliato con la costruzione delle due navate laterali. Quella di sinistra corrisponde al piano terra dell’adiacente Palazzo Grossi e si sviluppa longitudinalmente superando di circa 15 metri l’attuale parete di fondo della navata centrale (interessata dal crollo della parte terminale). A seguito del crollo della navata destra, esposta a sud, sono stati realizzati tre contrafforti di sostegno a favore della struttura divenuta instabile. Con tutta probabilità sono state contestualmente murate le aperture che mettevano in comunicazione navata centrale e navata laterale crollata; rimangono peraltro visibili alcune imposte delle arcate costituenti le volte della navata crollata. L’apparecchiatura muraria della facciata è costituita da bozze di pietra arenaria di dimensioni variabili, realizzata a corsi sub-orizzontali. Sono evidenti diverse tamponature, di alcune finestre ma anche del portale di ingresso, che risulta parzialmente murato e decentrato rispetto alla probabile configurazione del prospetto iniziale. La parete di fondo e quelle laterali sono state realizzate in muratura mista in pietra e laterizio. Sono presenti fori pontai su tutte le facciate attuali della chiesa e del campanile (maggiormente visibili sull’attuale prospetto sud e su quello ad est). Il campanile si articola su tre livelli e presenta aperture sulle facciate libere. Ci sono bifore sul prospetto sud; al terzo livello sono riportate colonne simil stile dorico. La copertura del campanile è ricoperta di maioliche. La navata centrale, la navata laterale e la cappella presentano pavimenti in graniglia di cemento mentre la sagrestia presenta pavimentazione in cotto.

Notizie storico-critiche

In aggiunta a quelli dovuti al processo di degrado per lo stato di abbandono dell’edificio, ulteriori e gravi danni sono stati generati dai numerosi atti di vandalismo e trafugamenti subiti nel tempo. Nel 2017 l’interno era ormai spoglio degli ornamenti e dei marmi decorativi (anche quelli del portale d’ingresso, ora ricollocati, e della cantoria). Nel 2011 la volta della campata dell’altare maggiore era parzialmente crollata; la pavimentazione era ricoperta dall’accumulo di calcinacci e guano. A seguito dell’ampliamento del XVI sec. la chiesa raggiunge dimensioni ragguardevoli, con tre navate di cinque campate con volta a crociera e due cappelle con cupola a destra e sinistra della campata dell’altare maggiore. La navata laterale a sud e le ultime due campate della navata centrale furono distrutte dal terremoto del 1857. Dopo il restauro del 1860 rimanevano solo le tre campate della navata centrale, la navata laterale a nord e il campanile a sud. Restaurata più volte negli ultimi secoli (in varie occasioni verificatesi soprattutto nei decenni poco prima, durante e dopo il XIX secolo), l’impianto più moderno risale alla metà del XVIII sec., periodo in cui furono costruite le cappelle laterali, conservate fino agli anni 70 del secolo scorso, ossia:
– cappella ed altare del SS. Sacramento (con sepoltura);
– cappella ed altare del SS. Crocifisso della Confraternita del Monte dei Morti, fondata nel 1683;
– cappella ed altare del SS Rosario, fondata verso la fine del secolo XVII;
– Cappella e altare della Santa Croce, fondati intorno al 1642;
– Cappella ed altare di San Giovanni Evangelista;
– Cappella e altare dell’Immacolata Concezione;
– Cappella ed altare di Sant’Antonio. Fondati alla fine del Seicento;
– Altare di San Leonardo;
– Cappella e altare della Beata Vergine Assunta.

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene chiesa
Tipologia/Altre specifiche madre
Denominazione/Titolo Chiesa di San Nicola Vescovo – Craco
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Craco
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.439942321
Coordinata y 40.377997404
Riferimento Arco di tempo di costruzione
Fascia cronologica/periodo Basso medioevo-Età moderna
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Da un punto di vista climatico, la temperatura media annua dell’area oscilla intorno ai 14,3°C. Gennaio è il mese più freddo, con una temperatura media di 7,4°C; agosto è il mese più caldo, con una temperatura media di 25,5°C. La piovosità media annua è di 513,9 mm. Il regime pluviometrico è subequinoziale, quasi mediterraneo, con un valore massimo assoluto di 66,7 mm a novembre, un valore relativo di 50,2 mm a marzo ed un valore minimo di 14,6 mm a luglio. Nell’area di Craco, caratterizzata da colture estensive, sono diffusi i campi subnitrofili mediterranei a Lygeum Spartii L., specie tipica dell’ambiente mediterraneo e delle steppe erbacee dell’alta macchia mediterranea. Sono presenti anche estese aree argillose caratterizzate da un’erosione accelerata (calanchi). Nei calanchi la vegetazione è caratterizzata da specie a fioritura primaverile o autunnale, con una fase di riposo estiva. I calanchi favoriscono anche la crescita di un gran numero di specie erbacee, arbustive o arboree. Numerose sono anche le specie animali come il riccio, la martora, la donnola, la volpe, la lepre e diverse specie di mustelidi. Le aree calanchive rappresentano un luogo ideale di sosta e riproduzione anche per numerose specie di uccelli, come passeri e rapaci, tanto da essere riconosciute a livello europeo come I.B.A. (Important Bird and Biodiversity Area). Da un punto di vista geologico, Craco vecchia sorge a 390 m s.l.m su una dorsale dove nella parte più alta, (nucleo più antico dell’ex-abitato), affiorano conglomerati pliocenici verticalizzati da retroscorrimenti. Nella parte medio-bassa del versante sud-occidentale della dorsale (parte più recente del vecchio abitato), affiorano invece le Argille Varicolori caratterizzate da scadenti proprietà geotecniche nelle quali si sono sviluppati i movimenti franosi che hanno storicamente interessato il sito e che hanno determinato l’abbandono del vecchio abitato a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo.
Descrizione del bene L’originario impianto planimetrico ad unica navata è stato successivamente ampliato con la costruzione delle due navate laterali. Quella di sinistra corrisponde al piano terra dell’adiacente Palazzo Grossi e si sviluppa longitudinalmente superando di circa 15 metri l’attuale parete di fondo della navata centrale (interessata dal crollo della parte terminale). A seguito del crollo della navata destra, esposta a sud, sono stati realizzati tre contrafforti di sostegno a favore della struttura divenuta instabile. Con tutta probabilità sono state contestualmente murate le aperture che mettevano in comunicazione navata centrale e navata laterale crollata; rimangono peraltro visibili alcune imposte delle arcate costituenti le volte della navata crollata. L’apparecchiatura muraria della facciata è costituita da bozze di pietra arenaria di dimensioni variabili, realizzata a corsi sub-orizzontali. Sono evidenti diverse tamponature, di alcune finestre ma anche del portale di ingresso, che risulta parzialmente murato e decentrato rispetto alla probabile configurazione del prospetto iniziale. La parete di fondo e quelle laterali sono state realizzate in muratura mista in pietra e laterizio. Sono presenti fori pontai su tutte le facciate attuali della chiesa e del campanile (maggiormente visibili sull’attuale prospetto sud e su quello ad est). Il campanile si articola su tre livelli e presenta aperture sulle facciate libere. Ci sono bifore sul prospetto sud; al terzo livello sono riportate colonne simil stile dorico. La copertura del campanile è ricoperta di maioliche. La navata centrale, la navata laterale e la cappella presentano pavimenti in graniglia di cemento mentre la sagrestia presenta pavimentazione in cotto.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo Mostra di portale della seconda metà del XVIII secolo – si veda scheda OA ICCD 00133964; portale in legno della seconda metà del XVIII – si veda scheda OA ICCD 00133965
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche In aggiunta a quelli dovuti al processo di degrado per lo stato di abbandono dell’edificio, ulteriori e gravi danni sono stati generati dai numerosi atti di vandalismo e trafugamenti subiti nel tempo. Nel 2017 l’interno era ormai spoglio degli ornamenti e dei marmi decorativi (anche quelli del portale d’ingresso, ora ricollocati, e della cantoria). Nel 2011 la volta della campata dell’altare maggiore era parzialmente crollata; la pavimentazione era ricoperta dall’accumulo di calcinacci e guano. A seguito dell’ampliamento del XVI sec. la chiesa raggiunge dimensioni ragguardevoli, con tre navate di cinque campate con volta a crociera e due cappelle con cupola a destra e sinistra della campata dell’altare maggiore. La navata laterale a sud e le ultime due campate della navata centrale furono distrutte dal terremoto del 1857. Dopo il restauro del 1860 rimanevano solo le tre campate della navata centrale, la navata laterale a nord e il campanile a sud. Restaurata più volte negli ultimi secoli (in varie occasioni verificatesi soprattutto nei decenni poco prima, durante e dopo il XIX secolo), l’impianto più moderno risale alla metà del XVIII sec., periodo in cui furono costruite le cappelle laterali, conservate fino agli anni 70 del secolo scorso, ossia:
– cappella ed altare del SS. Sacramento (con sepoltura);
– cappella ed altare del SS. Crocifisso della Confraternita del Monte dei Morti, fondata nel 1683;
– cappella ed altare del SS Rosario, fondata verso la fine del secolo XVII;
– Cappella e altare della Santa Croce, fondati intorno al 1642;
– Cappella ed altare di San Giovanni Evangelista;
– Cappella e altare dell’Immacolata Concezione;
– Cappella ed altare di Sant’Antonio. Fondati alla fine del Seicento;
– Altare di San Leonardo;
– Cappella e altare della Beata Vergine Assunta.
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia Lafratta B., scheda in Insediamenti francescani in Basilicata – Un repertorio per la conoscenza, tutela e conservazione, Vol. II, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Matera, Basilicata Editrice, 1988, Calitro, C. R., & Catella, M. A. (2017). Craco, il paesaggio come Heimat. IN_BO. Ricerche E Progetti Per Il Territorio, La Città E l’architettura, 8(11), 500–515. https://doi.org/10.6092/issn.2036-1602/6474 , D. D’Angella, Note storiche sul Comune di Craco, Pisticci 1986, Rescio P. 1998, Storia e architettura di Craco, in Basilicata Regione notizie: agenzia settimanale di informazione, v.11, n.3 pp. 93-96.
Scheda SCAN
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Palazzo Grossi – Craco

Il complesso architettonico di Palazzo Grossi è realizzato in adiacenza alla chiesa madre e si sviluppa su più livelli con un impianto a corte, intorno allo slargo antistante la chiesa. Realizzato in muratura mista di bozze di arenaria e mattoni, come ben evidente in corrispondenza delle lacune dell’intonaco, presenta interventi di tamponatura in corrispondenza di alcune aperture; fori pontai sono presenti su tutte le facciate della corte. Si possono osservare cornici sagomate lungo il perimetro interno della corte e gattoni lapidei con ruolo di mensola a sorreggere la maggior parte dei balconi. Presenza di tiranti di consolidamento come testimoniato dai capochiave rilevabili sul prospetto ovest. Sulla facciata sud invece è visibile la superfetazione aggiunta ad uso servizio igienico.

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione P
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RESIDENZIALE
Definizione del Bene palazzo
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Palazzo Grossi – Craco
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Craco
Indirizzo
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.439858870
Coordinata y 40.378140440
Riferimento arco di tempo di costruzione
Fascia cronologica/periodo XVIII
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili) Da un punto di vista climatico, la temperatura media annua dell’area oscilla intorno ai 14,3°C. Gennaio è il mese più freddo, con una temperatura media di 7,4°C; agosto è il mese più caldo, con una temperatura media di 25,5°C. La piovosità media annua è di 513,9 mm. Il regime pluviometrico è subequinoziale, quasi mediterraneo, con un valore massimo assoluto di 66,7 mm a novembre, un valore relativo di 50,2 mm a marzo ed un valore minimo di 14,6 mm a luglio. Nell’area di Craco, caratterizzata da colture estensive, sono diffusi i campi subnitrofili mediterranei a Lygeum Spartii L., specie tipica dell’ambiente mediterraneo e delle steppe erbacee dell’alta macchia mediterranea. Sono presenti anche estese aree argillose caratterizzate da un’erosione accelerata (calanchi). Nei calanchi la vegetazione è caratterizzata da specie a fioritura primaverile o autunnale, con una fase di riposo estiva. I calanchi favoriscono anche la crescita di un gran numero di specie erbacee, arbustive o arboree. Numerose sono anche le specie animali come il riccio, la martora, la donnola, la volpe, la lepre e diverse specie di mustelidi. Le aree calanchive rappresentano un luogo ideale di sosta e riproduzione anche per numerose specie di uccelli, come passeri e rapaci, tanto da essere riconosciute a livello europeo come I.B.A. (Important Bird and Biodiversity Area). Da un punto di vista geologico, Craco vecchia sorge a 390 m s.l.m su una dorsale dove nella parte più alta, (nucleo più antico dell’ex-abitato), affiorano conglomerati pliocenici verticalizzati da retroscorrimenti. Nella parte mediobassa del versante sud-occidentale della dorsale (parte più recente del vecchio abitato), affiorano invece le Argille Varicolori caratterizzate da scadenti proprietà geotecniche nelle quali si sono sviluppati i movimenti franosi che hanno storicamente interessato il sito e che hanno determinato l’abbandono del vecchio abitato a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo.
Descrizione del bene Il complesso architettonico di Palazzo Grossi è realizzato in adiacenza alla chiesa madre e si sviluppa su più livelli con un impianto a corte, intorno allo slargo antistante la chiesa. Realizzato in muratura mista di bozze di arenaria e mattoni, come ben evidente in corrispondenza delle lacune dell’intonaco, presenta interventi di tamponatura in corrispondenza di alcune aperture; fori pontai sono presenti su tutte le facciate della corte. Si possono osservare cornici sagomate lungo il perimetro interno della corte e gattoni lapidei con ruolo di mensola a sorreggere la maggior parte dei balconi. Presenza di tiranti di consolidamento come testimoniato dai capochiave rilevabili sul prospetto ovest. Sulla facciata sud invece è visibile la superfetazione aggiunta ad uso servizio igienico.
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale bene di interessi culturare non verificato
Bibliografia/sitografia F. Angelucci, F. Domenici, S. Ricci, Prime acquisizioni sull’abitato e la torre normanna di Craco (Matera), in Case e torri medievali IV, Acquapendente (VT) 2014, Rescio P. 1998, Storia e architettura di Craco, in Basilicata Regione notizie: agenzia settimanale di informazione, v.11, n.3 pp. 93-96., Lafratta B., scheda in Insediamenti francescani in Basilicata – Un repertorio per la conoscenza, tutela e conservazione, Vol. II, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Matera, Basilicata Editrice, 1988, pp. 61-62
https://patrimonioculturale.regione.basilicata.it/rbc/form.jsp?bene=27&sec=5
Scheda SCAN
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Chiesa San Domenico

Notizie storico-critiche

Tipo Scheda SCAN
Livello Catalogazione I
Codice Regione
Numero Catalogo Generale
Ambito di tutela MIC Architettonico e Paesaggistico
Categoria Generale BENI IMMOBILI
Settore Disciplinare Beni architettonici e paesaggistici
Tipo di Bene Culturale Architettura
Categoria Disciplinare ARCHITETTURA RELIGIOSA
Definizione del Bene chiesa
Tipologia/Altre specifiche
Denominazione/Titolo Chiesa San Domenico
Stato Italia
Regione Basilicata
Provincia MT
Comune Matera
Indirizzo Piazza Vittorio Veneto, 21
Denominazione contenitore fisico
Collezione
Coordinata x 16.606657
Coordinata y 40.667206
Riferimento costruzione
Fascia cronologica/periodo XIII
Da
Validità
A
Validità
Caratteri ambientali (beni mobili)
Descrizione del bene
Apparato iconografico/decorativo
Iscrizioni/elementi di rilievo
Contesto di provenienza
Classificazione/repertorio/sistematica
Notizie storico-critiche
Data Rilevamento
Attore sociale/collettivo
Occasione
Periodicità
Data inizio
Data fine
Note
Materia/tecnica-materiale composito
Interesse culturale
Bibliografia/sitografia
Scheda SCAN
PDF  LOD